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Conte e i ministri hanno giurato, nasce il governo Lega-M5S

Dopo tre mesi, innumerevoli colpi di scena, crisi, borse in altalena come lo spread, è partito il nuovo governo. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la sua squadra di ministri hanno giurato al Quirinale in una caldissima giornata romana. La nascita ufficiale del primo esecutivo gialloverde della storia della Repubblica viene salutata con favore dalla Borsa che chiude a più 1,49% e spread in calo attorno ai 200 punti. «Non siamo marziani e lo dimostreremo», sottolinea il premier conversando con i giornalisti durante il ricevimento per la festa della Repubblica al Quirinale.

Un giuramento sobrio, rapido - a fronte dei faticosi 88 giorni occorsi fino ad oggi -, con sorrisi e strette di mano tra i 18 ministri, di cui cinque donne. Grandissima attesa fuori in Piazza, tra i cronisti, per la 'prima voltà di tantissimi di loro, finora praticamente misconosciuti e oggi protagonisti della scena politica. E ancora tanta gente, per strada, pronta ad applaudire, soprattutto Matteo Salvini, segretario della Lega e neoministro dell’Interno, assieme al capo politico M5s, Luigi Di Maio, mentre a poca distanza, a Piazza Santi Apostoli, si teneva la manifestazione del Pd.

Quindi la tradizionale cerimonia della Campanella a Palazzo Chigi: anche qui cordialità, strette di mano e sorrisi nel passaggio delle consegne tra Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte, affiancati dai due sottosegretari alla Presidenza, l’uscente Maria Elena Boschi e l’entrante, Giancarlo Giorgetti. In mattinata, su twitter, l’ex premier dem, aveva rivendicato con orgoglio: «Abbiamo lasciato un Paese migliore di cinque anni fa».

Silvio Berlusconi conferma che voterà no alla fiducia. Ma oggi, dopo settimane segnate da rotture e intese, tiene banco la festa del primo giorno le prime parole di questa squadra tutta da scoprire. «Al lavoro per chi non ce l’ha, per chi ce l’ha ma non ha dignità, per chi oggi lo dà, come gli imprenditori, per chi in questo paese lavora da una vita e ancora deve andare in pensione. Io al lavoro per creare lavoro», sintetizza Luigi Di Maio.

«Ammetto di essere emozionato - confessa Matteo Salvini - starò un pò in ufficio, un pò in piazza...», esordisce. Non teme che la linea dura sull'immigrazione possa creargli problemi con la Chiesa: «Troveremo convergenze su un’accoglienza nelle regole», assicura sorridente. Non si sbilancia se seguirà o meno la linea del suo predecessore nei confronti della Libia: "Studierò e deciderò», risponde riflessivo.

Imperturbabile il titolare della Farnesina Enzo Moavero Milanesi che esclude vi sia il problema di mantenere nei ranghi Lega e M5s: «Non siamo un governo militare, lavoreremo uniti e motivati», assicura lasciando il Colle. Determinatissima la leghista Erika Stefani, ministra agli affari regionali: «Il primo punto che intendo realizzare è l’autonomia soprattutto del Veneto e della Lombardia. Mattarella - racconta sorridente - ci ha detto che ha fiducia: dopo 90 giorni abbiamo tanto da fare». Altrettanto chiaro Danilo Toninelli (Ms5), a sorpresa titolare delle Infrastrutture.

A chi gli chiede della Tav, risponde netto: «Le grandi opere le analizzeremo e le studieremo tutte: sull'Alta velocità quello che è giusto fare lo faremo, quello che non è giusto no». Più tardi, durante il ricevimento nei giardini del Quirinale, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria chiarisce che «nessuna forza politica vuole l’Italia fuori dall’Euro». Chi non perde tempo è 'il Capitanò, come i fans leghisti chiamano Matteo Salvini. Dopo aver lasciato la festa al Quirinale, riceve i giornalisti nel suo nuovo ufficio al Viminale. E da lì, in diretta su Facebook, lancia un messaggio rassicurante all’amministrazione delle forze di sicurezza: "Arrivo qui in punta di piedi, non con la ramazza. C'è una macchina che funziona, cercherò di renderla migliore

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