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Tetto agli stipendi Ars, arriva la firma: esclusi gli straordinari e le indennità

Palazzo dei Normanni

PALERMO. Il via libera dei sindacati adesso è ufficiale: all'Ars tornano i tetti agli stipendi per i dirigenti. Sei sigle sindacali su sette (Uil, Sindacato consiglieri parlamentari, Sas, Udars, Saap e Osa) hanno siglato la proposta del Consiglio di presidenza, non ha partecipato all’incontro conclusivo solo il Sada, che rappresenta circa il 30 per cento del personale. Il tetto massimo per i dirigenti è di 240 mila euro lordi all'anno, esclusi dal computo indennità di funzione e straordinari (notturno e festivi). L'accordo ha validità di tre anni.

L'accordo prevede di ripristinare per il prossimo triennio, 2018-2020, le retribuzioni introdotte nel 2015 e in vigore fino allo scorso anno.

Gli stipendi base, che tornano ai livelli del 2017, dal primo marzo sono di 240 mila euro lordi per i dirigenti, 204 mila euro per gli stenografi, 193 mila euro per i segretari, 148 mila euro per i coadiutori, 133.200 euro per i tecnici e di 122.500 euro per gli assistenti parlamentari.

Nel 2018 i dipendenti sovra tetto sono 23. Dal calcolo degli stipendi saranno escluse le indennità di funzione e mansione, corrisposte al personale in 12 mensilità, che oscillano da un minimo di 215 euro lordi (140 euro netti) per le categorie più basse a un massimo di 2.122 euro (1.273 euro netti) per quelle più alte.

Ma tutti i dipendenti potranno sommare gli extra come le indennità di funzione e quelle per il lavoro notturno e nei festivi. Le ultime due sono senza limiti: dunque si possono sommare varie giornate di straordinario.
La prima può valere anche 20 mila euro all’anno per le fasce più alte. Il segretario generale e il suo vice possono così avvicinarsi ai 290 mila euro.

Rispetto alle vecchie tabelle stipendiali in vigore prima dell’introduzione dei tetti (2015-2017), l’accordo, a Palazzo dei Normanni, farà risparmiare 662.502 euro solo nel 2018, 850.687 euro nel 2019 e 1.111.508 euro nel 2020, per un totale di circa 2 milioni 625 mila euro nel prossimo triennio.

L’intesa firmata con le sigle sindacali prevede retribuzioni inferiori per i dipendenti assunti con i concorsi che saranno banditi in questa legislatura. I tetti saranno di 240 mila euro lordi per i dirigenti, 172 mila euro per gli stenografi, 166 mila per i segretari, 115 mila per i coadiutori e 99 mila per gli assistenti parlamentari. Si tratta di tetti omnicomprensivi, poiché per i nuovi assunti le indennità extra busta paga saranno comprese all’interno dei tetti stipendiali.

L’accordo è stato contestato in consiglio di presidenza solo dai grillini. E ha lasciato del tutto insoddisfatti i sacerdoti che da tempo contestano gli aumenti all’Ars.

A firmare l'accordo sono stati Uil, Sindacato consiglieri parlamentari, Sas, Udars, Saap e Osa. Non ha partecipato all'incontro conclusivo solo il Sada, che rappresenta circa il 30 per cento del personale.

Rispetto alle vecchie tabelle stipendiali in vigore prima dell'introduzione dei tetti (2015-2017), l'accordo, a Palazzo dei Normanni, farà risparmiare 662.502 euro solo nel 2018, 850.687 euro nel 2019 e 1.111.508 euro nel 2020, per un totale di circa 2 milioni 625 mila euro nel prossimo triennio.

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