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Raggi non farà il "bis" a Roma: regola del M5s vieta il terzo mandato

Virginia Raggi

ROMA. Se arriverà «viva» - parole sue - a fine mandato, Virginia Raggi non si ricandiderà a sindaca di Roma. «Sarà già un grandissimo successo» concludere i 5 anni in Campidoglio, ha detto ridendo ai giornalisti che la interpellavano dopo il caso Fucci, il sindaco M5S di Pomezia, comune romano, che non intende piegarsi ai due mandati massimo.

"La regola è chiara e ce la siamo data", risponde Raggi, ma la questione agita il Movimento Cinquestelle: Fabio Fucci, uno dei sindaci più popolari, potrebbe ricandidarsi con una sua lista. "Così esce da M5S", ha detto il candidato premier Luigi Di Maio. Fucci, finora un beniamino del mondo grillino, rischia di finire come Federico Pizzarotti, sindaco di Parma eletto con M5S e poi espulso, ma riconfermato con una propria lista. E Fucci non cambia idea e ribadisce di volersi ripresentare. «Non capisco la notizia. Abbiamo una regola chiara e Virginia l’ha ribadita". "Tutto qua - dice invece la rivale-alleata Roberta Lombardi, deputata M5S e candidata a governatrice del Lazio -. Anche quello per me in Regione sarà il secondo e ultimo mandato, poi tornerò in quel mondo reale sperando di averlo cambiato».

La sindaca non potrebbe ripresentarsi in quanto il primo mandato l’ha fatto da consigliera comunale di opposizione tra il 2013 e il 2016, quando é caduta la giunta Marino a Roma. Mandato non completato, quindi, così come quello analogo di Fucci dal 2011 al 2013. Quest’ultimo ha chiesto di poter fare un terzo mandato, cambiando il principio con quello dei 10 anni totali. Ma finora il diktat non sembra intaccabile, tanto che il deputato M5S Alessandro Di Battista, uno dei leader del Movimento, ha annunciato di non ricandidarsi anche forse per non bruciare il secondo mandato in Parlamento e potersi in seguito presentare come candidato premier o sindaco di Roma. Pur avendo l'interessato smentito e addotto motivi ideali e personali.

Quando Raggi parla di «arrivare viva» alla fine del mandato pensa probabilmente anche ai suoi guai giudiziari, che vedranno un 'redde rationem', una prima resa dei conti il 9 gennaio con l'udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio. La procura di Roma ha chiesto di processarla per falso nell’ inchiesta sulle nomine in Comune. Se il Gup la manderà alla sbarra l’avvocatessa rimarrà ancora al suo posto, hanno chiarito da tempo i vertici del Movimento, ma in caso di condanna dovrà dimettersi. Da vedere i tempi dell’eventuale processo prima della sentenza di primo grado (in M5S non si attende il terzo e ultimo grado della Cassazione per forzare alle dimissioni).

Ironia e critiche dall’opposizione a Raggi. «Non si ricandida? E’ il miglior regalo possibile per i romani», commenta il leader della Lega Matteo Salvini. «La sua fuga conferma il fallimento della giunta», dice la deputata romana Pd Lorenza Bonaccorsi. «E chi l’avrebbe rivotata?», si chiede il vicesegretario dem del Lazio Enzo Foschi. Raggi dovrà decidere se togliere le deleghe da vicesindaco della Città Metropolitana di Roma a Fucci. «Ne parleremo in maggioranza», dice. Ecco una occasione per marcare la differenza con il nuovo ribelle M5S.

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