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Renzi-Pisapia, sfida a sinistra. Il leader del Pd: non mi fermano

ROMA. «Fuori dal Pd c'è la sconfitta della sinistra», avverte Matteo Renzi. «Da soli non si va da nessuna parte», replica Giuliano Pisapia. La sfida a sinistra, inizia da qui. E’ nelle parole, ancor più che nei chilometri, la distanza che separa il teatro di Milano dove il segretario riunisce i circoli Pd e la piazza Santi Apostoli a Roma di prodiana memoria dove l’ex sindaco e Pier Luigi Bersani tengono a battesimo il nuovo soggetto della sinistra, «Insieme» (ma il nome è provvisorio). Ad unirli, attacca Renzi, è la «nostalgia» di un "passato meraviglioso che non è mai esistito» e di una formula come l’Unione che ha «fermato l’Italia».«Ascoltiamo tutti, ma sui temi del futuro non ci fermiamo davanti a nessuno», afferma il leader Dem. Ma sulle politiche Pisapia invoca «discontinuità netta» e colpisce duro su Imu e abolizione dell’articolo 18.

«Italia 2020», dice il Pd a Milano. «Nessuno escluso», risponde la sinistra a Roma. Due manifestazioni, commentano in serata fonti Dem, con stile, toni e contenuti molto diversi. A Milano - sottolineano - c'è apertura al civismo, a Roma alleanza contro il Pd, non per l’Italia. Ma noi, affermano ancora i Dem, non cadiamo nelle provocazioni e lavoriamo aperti sul progetto.

La linea la dà Renzi, giocando d’anticipo: parla alle 13, in un enorme teatro milanese che i circoli Dem riescono a riempire a fatica (la platea si colma, ma le file in fondo sono coperte). "C'è chi prova a riscrivere il passato, noi scriviamo il futuro», esordisce. «Non ho nostalgia dei tavoloni con dodici sigle che si chiamavano Unione e scendevano in piazza gli uni contro gli altri», attacca. Il leader Dem non cita mai Romano Prodi, che minaccia di spostare la sua «tenda» più in là dal Pd. Ma cita Walter Veltroni e il suo Lingotto: è quello il modello. La sinistra «arancione» vuol fare «la guerra contro di noi? La facciano, noi non facciamo proposte 'per', non 'contrò». Ma a Mdp che si dice pronto ad allearsi solo con un Pd senza Renzi, risponde a muso duro: «I leader li decidono i voti, non i veti».

«Così attaccano l’unica diga contro i populisti. Fuori dal Pd non c'è la rivoluzione socialista, marxista, leninista: se va male vincono M5s o Lega o - se va bene - il centrodestra europeo», avverte Renzi. «Chi immagina il centrosinistra senza il Pd vince il premio nobel della fantasia. Pisapia senza i Dem non avrebbe vinto». Il messaggio è rivolto anche agli avversari interni al Pd, che gli chiedono l’alleanza a sinistra e ne mettono in discussione la leadership. «E' il solito virus dell’autodistruzione. Ma io rispondo alle primarie, non a caminetti e capicorrente che vogliono posti in lista».

Insomma, il leader Dem rivendica il primato a sinistra e si rifiuta di parlare di alleanze e legge elettorale, come gli chiedono di fare Prodi ma anche, dal suo partito, Franceschini e Zingaretti. Il presidente del Lazio è in piazza a Roma ad ascoltare Pisapia, come Andrea Orlando, Gianni Cuperlo, anche Antonio Bassolino. «Questa piazza non è alternativa al Pd perché il Pd è nato per unire», rimarca Orlando. La minoranza Dem condivide il messaggio di Pisapia: «Da soli si perde».

Piazza Santi Apostoli è gremita (ma aperta per metà, non per intero). Sulle note di Rino Gaetano (a Milano c'è Vasco Rossi) e sotto le insegne del rosso e dell’arancione, ci sono il commissario al terremoto Vasco Errani e la presidente della Camera Laura Boldrini, che invoca «discontinuità dalle politiche che non hanno funzionato». Massimo D’Alema annuncia la corsa in solitaria del nuovo soggetto: si punta a «un grande successo" elettorale «per riaprire la partita col Pd». Pier Luigi Bersani, dal palco: «Nasciamo alternativi, in discontinuità con Renzi, i gigli magici e l’arroganza. Il Pd pensa che il centrosinistra si riassuma nel capo ma serve un centrosinistra largo o non si può battere la destra e riprendere centinaia di migliaia di voti».

Pisapia parla per ultimo, presentato da Gad Lerner come "l'anti-leader", il «leader riluttante». E non cita mai Renzi, neanche una volta. Annuncia la nascita di Insieme e del processo unitario a sinistra con gruppi locali e in Parlamento. «Oggi nasce la nuova casa comune del centrosinistra: senza dimenticare il passato, ma radicalmente innovativo e inclusivo, perché da soli non si vince», afferma. Non è detto che il progetto riesca, ammette. Ma a unire può essere un tema, spiega, come il lavoro.

Ed è su questo punto che l’incomunicabilità tra le due sinistre si fa più evidente. Pisapia parla di «unità sindacale», definisce un «errore» sia abolire l’articolo 18 che togliere l'Imu a tutti. Ma Renzi da Milano rivendica i suoi risultati e dice chiaro e tondo che nella proposta politica non devierà dalla via imboccata al governo: «C'è ancora tanto da fare soprattutto al Sud», afferma, «ma rischiamo di arrivare alla creazione di un milione di posti di lavoro» grazie al Jobs act.

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