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Tasse su Airbnb? Il premier Renzi dice no: "Le imposte non si alzano"

ROMA. Nessuna nuova tassa, neanche su Airbnb. A scendere in campo è il premier Matteo Renzi in prima persona, che via twitter spazza via l'ipotesi avanzata in Parlamento di una stretta fiscale per gli affitti a breve termine.

«Finchè sono premier io - scandisce il presidente del consiglio - le tasse si abbassano e non si alzano #avanti».  In attesa che i gruppi segnalino gli emendamenti alla manovra da portare in votazione, e che ridurranno da 5mila a 900 le proposte da esaminare nei prossimi giorni, sono diversi i dossier che si vanno aprendo: si va dalla previdenza ai giochi, passando ovviamente per il fisco e per gli enti locali. Governo e maggioranza sono infatti a lavoro per cercare di anticipare al 2017 la riduzione delle slot: si tratterebbe di un taglio del 33%, pari a 133 mila macchinette. Un obiettivo che potrà essere raggiunto - viene spiegato - qualora la prossima settimana si riuscisse a chiudere l'intesa in conferenza unificata.

Per quanto riguarda l'aspetto finanziario, si tratta di un pacchetto - si sottolinea - che è già stato scontato nella scorsa manovra e i cui costi sono stati comunque compensati dall'aumento delle entrate nel settore. Settore, quello dei giochi, che sarà oggetto di diversi emendamenti parlamentari che puntano i riflettori sul rinnovo delle gare per Sisal e Lottomatica. Altro tema che sarà quasi certamente affrontato, quello previdenziale: appare infatti molto probabile il rifinanziamento della cosiddetta opzione donna, vale a dire la possibilità per alcune lavoratrici di andare in pensione prima a patto di passare al sistema contributivo. Sul fronte fiscale, invece, le opposizioni ma anche parti della maggioranza non sono pronte a chiudere la discussione sulla questione delle cartelle e delle relative sanzioni.

Il decreto legge, che da lunedì sarà all'esame dell'Aula, crea una sorta di 'finestra per la rottamazionè che in molti chiedono sia portata a regime con il ddl bilancio. Altro tema, quello della norma 'Paperonì, che prevede una flat tax di 100 mila euro per chi trasferisce la residenza nel nostro Paese, dopo aver passato all'estero 9 degli ultimi 10 anni e che molti gruppo chiedono venga rivista fissando una percentuale fissa (c'è chi propone il 10%, chi il 20% e chi il 25%). Fronte di battaglia parlamentare certo sarà poi il capitolo 'famiglià: il Pd, e non solo, chiede che i bonus previsti (da quello mamme a quello per gli asilo nido) vengano dati solo ai redditi più bassi mentre i centristi, con Area popolare in testa, si dicono pronti a difendere la misura originaria, che non prevede tetti Isee. Niente da fare invece, almeno per il momento, per le misure sulle banche: qualsiasi intervento infatti, si sottolinea, sarà eventualmente messo a punto solo dopo il referendum e solo dopo che la manovra sarà approdata al Senato. Difficile dunque immaginare che la proposta targata Pd, e che tra l'altro non piace ai consumatori, per esonerare dal bail-in i depositi bancari riconducibili allo Stato ed agli Enti locali possa trovare spazio durante il passaggio della manovra a Montecitorio.

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