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Referendum, Speranza ribadisce il suo No: "ma non vado via dal Pd"

ROMA. «Quel che penso è che abbiamo fatto una campagna fin troppo lunga. Si voti il 4 e si scelga liberamente e democraticamente, poi dal giorno dopo si lavori per riunire il Paese e il Pd. Il voto rischia di lasciare solo macerie. Abbassiamo i toni, sdrammatizziamo, evitiamo scontri di civiltà tra il bene e il male», dice al Mattino Roberto Speranza, deputato del Pd, esponente della minoranza interna, che sul referendum costituzionale ribadisce il suo No pur restando nel partito.

Sulle modifiche all'Italicum, aggiunge, «un partito che conta quattrocento parlamentari non può cavarsela con un documento ambiguo e fumoso. L'Italicum è in vigore e resta tutto in piedi il tema del 'combinato disposto'. Le due questioni, riforma e legge elettorale, sono profondamente legate. Quando, come prevede la riforma, una sola Camera legifera e vota la fiducia diventa decisivo il modo con cui eleggi quella Camera. L'Italicum è disastroso. Avremo una Camera di nominati e si permetterà a una minoranza di diventare dominante. Il mio voto è e resta No».

Tuttavia «il Pd è il mio partito e non è in discussione la mia adesione a questo progetto». Il «fuori, fuori» urlato alla Leopolda «mi ha fatto male, molto male», spiega, «perchè è un simbolo di arroganza che non dovrebbe esserci».

Lo scenario di un governo tecnico è «totalmente improprio. Il 4 dicembre non si vota sul governo», sottolinea. «Il referendum non c'entra nè con il congresso nè con il Pd. Renzi è stato eletto segretario nel 2013 ed è evidente che, come da statuto, nel 2017 si terrà il congresso. Si vedrà in quale mese».

«Lavorerò per costruire un'alternativa che pensi a riavvicinare tanti iscritti e elettori che si sono allontanati e si stanno allontanando perchè non credono a questo Pd».

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