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Referendum, Renzi alla minoranza Pd: "Da me ampia apertura, se non si fida voti no"

ROMA. "Se la minoranza non si fida, voti No". Matteo Renzi lo dice chiaro e tondo: più di così non può concedere sulle modifiche all'Italicum, non può arrivare fino a scrivere "una nuova legge Pd prima del referendum perché Bersani non ha vinto le elezioni e il Pd da solo non ha i numeri in Parlamento".

E se la sinistra Dem voterà No al referendum, pazienza: "Gli italiani decidono come votare con la loro testa, non seguendo le correnti Pd". Quel che preme al leader Pd è piuttosto chiudere la discussione interna perché "gli elettori non ne possono più".

A loro vuol parlare di altro, nel tour nei luoghi del sisma e poi in diretta tv: "Per le pensioni basse ci sarà un aumento e per chi va via prima la penalizzazione sarà 5% l'anno", annuncia a quattro giorni dal varo della manovra.

In diretta a Politics, in un botta e risposta a tratti molto vivace con l'ex direttore Tg3 Bianca Berlinguer, il vicedirettore del Fatto Stefano Feltri e il direttore del Foglio Claudio Cerasa, Renzi viene incalzato sulle domande sul Pd, all'indomani sulla direzione. E non nasconde la sua insofferenza.

Ha fatto un'apertura ampia sulla legge elettorale "contro natura" rispetto alla sua indole, perché ritiene di aver concesso molto alla minoranza e invece, lamenta, "il giorno dopo c'è chi evoca la scissione salvo smentirla un minuto dopo".

E così, a Pier Luigi Bersani che ha ribadito il No al referendum perché Italicum e legge elettorale creano un intreccio "pericoloso" per la democrazia, il premier replica: "Se hai cambiato idea dopo aver votato Sì in Parlamento alla riforma avrai i tuoi motivi. Io da segretario faccio di tutto per tenere tutti in squadra. Ma questo referendum non abbatte le garanzie democratiche, ma abbatte le resistenze burocratiche".

Cacciare Bersani? "Ovviamente no", assicura Renzi. E rinvia la sfida con lui al congresso: "Decideranno gli elettori del Pd a chi dare la guida del partito col congresso nel 2017. Chi avrà un voto in più vincerà, chi uno in meno farà opposizione. Ma il referendum non c'entra col Pd". Il premier ribadisce dunque l'apertura sulla legge elettorale e mette in discussione anche il ballottaggio, purché "l'elettore possa scegliere chi governa".

Ma non si spinge oltre per trattenere Bersani e Cuperlo dal No: "Agli italiani interessa più la pastorizia delle correnti Pd", dice. Poi punzecchia: "La mia vera questione non è rimandare in Parlamento quelli che ci sono oggi ma rimettere in moto questo Paese". "Se vince il No tornano quelli di prima... non se ne vanno ai giardinetti", afferma.

Dunque, parlare innanzitutto di ricostruzione delle zone sismiche e la manovra. "Il Parlamento voti all'unanimità il decreto approvato oggi, l'Europa non può dire di no al fatto che prendiamo fuori dal patto di stabilità i soldi per risarcire tutti". E sulla legge di bilancio, che sarà approvata sabato, il premier annuncia: "Abbassiamo ancora le tasse, con Ires al 24% e Iri al 25%. La penalizzazione per chi andrà in pensione anticipata sarà meno del 15% in tre anni". E ancora, dichiara: "Su forze dell'ordine e personale medico, faremo dei concorsi veri" per sbloccare il turn over. Infine, un passaggio su Ignazio Marino di recente assolto. "Scusarmi? E di cosa? Si è dimesso lui", dichiara. "Il problema non erano gli scontrini ma autobus e buche".

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