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Contratto tra sindaco e M5s, Mirabelli: è incostituzionale

 ROMA. Il codice di comportamento M5S firmato dal sindaco Virginia Raggi e dai consiglieri «non può avere alcun effetto pratico. Non solo è all'evidenza incostituzionale, ma nessun tribunale civile si sognerebbe mai di obbligare chi ha firmato questo Codice a versare 150 mila euro al Movimento 5 Stelle o ai suoi garanti». Lo dice al Messaggero Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte Costituzionale.

Sul piano giuridico, sottolinea, se il sindaco o gruppi di consiglieri M5S dovessero differenziare il loro comportamento da quello del Movimento non ci sarebbero conseguenze. «Non ci sono gli estremi giuridici per costringere un eletto a pagare qualcosa alla formazione con la quale si è presentato alle elezioni. Il Movimento 5 Stelle non ha alcun potere giuridico per costringere i firmatari del Codice a pagare o a comportarsi diversamente dalla loro propria volontà. Nè tantomeno a restare per sempre nel gruppo. Diverso, ovvio, è il discorso politico».

«Il Codice è un documento interno di una formazione politica. E fin qui è utile perchè quando chiede a chi lo firma di dichiarare di non aver riportato condanne penali e di non essere affiliato a società criminali aiuta l' elettore a capire per chi vota», afferma il giurista.

«Ma gli eletti, come stabilisce la Costituzione, rappresentano tutto il corpo elettorale e le istituzioni in quanto tali. La Costituzione stabilisce che gli eletti non hanno vincolo di mandato. Dunque nessun partito può stabilire regole vincolanti che finiscono per disciplinare non la vita interna della formazione politica ma quella delle istituzioni. Da questo punto di vista le regole del Codice M5S non solo appaiono in alcuni punti bizzarre e criticabili ma sono semplicemente nulle».

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