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Referendum il 27 novembre o il 4 dicembre: attesa per la decisione

ROMA. Il 27 novembre o il 4 dicembre: sono  le due possibili date del referendum costituzionale. La  decisione dovrebbe essere presa domani pomeriggio, in una  riunione del Consiglio dei ministri convocata 'ad hoc'. Ma alla  vigilia, assicurano dal governo, entrambe le opzioni restano  ancora sul tavolo (il primo weekend di dicembre più «quotato»  negli ambienti parlamentari). E così continuano a protestare  Forza Italia e Sinistra italiana, per il fatto di non essere  stati consultati sulla scelta della data.

Una sensibilità così alta sulla domenica del voto, deriva dal  fatto che tanto i sostenitori del Sì quanto i fautori del No  reputano il voto sulla riforma della Costituzione uno snodo  determinante. «Ancor più della manovra, il nostro appuntamento  cruciale è il referendum» perchè l'Italia ha bisogno «di una  governance forte», afferma il ministro dello Sviluppo Carlo  Calenda. «È molto importante», rimarca, dal G7 dei Trasporti in  Giappone, il ministro Graziano Delrio, che però invita a tenere  la discussione sul merito: «Non è un referendum sul governo». Un  punto sul quale non si stanca di insistere anche Renzi,  soprattutto da quando ha 'spersonalizzatò la consultazione.     Ma ci pensa il Movimento 5 Stelle a 'personalizzarè il voto.  «Quando abbiamo detto No alle Olimpiadi hanno tremato, ma con il  No al referendum vedranno la loro fine», dice il sindaco di Roma  Virginia Raggi, che così galvanizza il pubblico della festa  «Italia 5 Stelle» a Palermo. «No a una riforma scritta dalla  P2», tuona Vito Crimi. Mentre a In Mezz'ora Luigi Di Maio e  Alessandro Di Battista rilanciano la loro strategia per il  «dopo»: cambiare l'Italicum con una legge elettorale  proporzionale, affermarsi come primo partito nelle urne e poi  «credere la fiducia in Parlamento sui singoli temi». Scenari da  cui Beppe Grillo per ora si tiene alla larga: «La Costituzione è  stata scritta negli anni 50 in un modo semplice, che si potesse  capire...», afferma dal palco sostenendo le ragioni del No.

Ma il Pd, con il senatore Claudio Martini, gli fa notare la  gaffe: «Capiamo la propaganda ma dispiace che 'l'Elevatò M5S  ignori la storia: la Costituzione è di qualche anno prima...».     Per il resto, il dibattito politico è segnato dalle proteste  di Renato Brunetta per FI e Arturo Scotto per SI. L'accusa è non  aver 'consultatò le opposizioni sulla data. Renzi è «uno  spudorato imbroglione», attacca Brunetta. «Ha scarsissima  sensibilità istituzionale», si duole Scotto. E l'ex Dem Alfredo  D'Attorre afferma che sarebbe «scandaloso» fissare la  consultazione a dicembre. Non è del tutto escluso che domani il  premier senta i partiti di maggioranza e opposizione o i  comitati referendari, prima di decidere.

Ma il Consiglio dei  ministri dovrebbe finalmente sciogliere il nodo: la riunione si  svolgerà probabilmente nel pomeriggio e avrà quel punto  principale all'ordine del giorno, mentre sono ancora in corso  gli ultimi ritocchi sul Def che andrà dunque a martedì.     Su quale data cadrà alla fine la scelta? Renzi, assicurano  fonti di governo e dirigenti Pd, non ha ancora deciso. Il 4  dicembre, che nelle ultime ore viene considerata l'opzione più  probabile, ha il vantaggio di dare più tempo alla Camera di  approvare in prima lettura la legge di stabilità e più giorni  per la campagna del Sì. Ma ha il difetto di essere a ridotto del  ponte dell'Immacolata e di sicuro attirerebbe un maggior numero  di polemiche. Ma quelle, affermano fonti renziane, ci saranno in  ogni caso.

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