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Cannabis, il ddl arriva in Aula alla Camera: stop e rinvio a settembre

ROMA.  Per i 221 deputati che l'hanno firmata, quella di oggi è una «giornata storica»: la proposta di legge che legalizza la cannabis ha avuto infatti il solenne proscenio dell'Aula della Camera, dove si è svolta la discussione generale. Ma sul testo, si riprenderà a lavorare a settembre, quando verrà rispedito in Commissione, alla ricerca di una maggioranza parlamentare che ne assicuri l'approvazione in Aula.

Oggi i 221 promotori della pdl hanno tenuto una conferenza stampa in cui, per bocca del sottosegretario Benedetto Della Vedova, è stato chiesto di «lasciare fuori maggioranza e governo» dal dibattito. Infatti i firmatari della proposta appartengono tanto alla maggioranza quanto all'opposizione: 87 sono di M5s, 85 del Pd, 24 di Si, 16 del gruppo Misto, 7 di Scelta civica e 2 di Fi.

Insomma una iniziativa parlamentare trasversale, analoga - ha sottolineato Della Vedova - alla legge sul divorzio del 1970. Sta di fatto che il testo, sul quale la Commissione Giustizia doveva iniziare a votare gli emendamenti giovedì scorso, è stato portato in aula su richiesta di Sinistra Italiana (nella quota che le spetta), ben sapendo che la pioggia degli emendamenti (1.700) avrebbe impedito l'esame del provvedimento. In mattinata una riunione allargata ha convenuto che la presidente della Commissione Giustizia, Donatella Ferranti, scrivesse alla presidente Laura Boldrini una lettera in cui si chiede di riportare in quella sede la proposta di legge. Cosa che avverrà a settembre. Oggi l'Aula ha dato però visibilità agli argomenti dei fautori e dei contrari.

I primi (Daniele Farina di Si, Andrea Romano e Enza Bruno Bossio del Pd, Vittorio Ferraresi di M5s, Pippo Civati di Possibile, Monica Faenzi di Ala) hanno sostenuto che le politiche proibizioniste «hanno fallito» visto che i consumatori di cannabis in Italia sono 3 milioni, che è in aumento il consumo tra gli adolescenti e che il commercio è saldamente nelle mani delle mafie, camorra in testa. Non a caso Roberto Saviano, anche oggi ha fatto un appello in favore della proposta che non liberalizza, bensì legalizza e regolamenta la coltivazione e il commercio della cannabis.

I contrari (Margherita Miotto e Giovanni Burtone del Pd, Carlo Sarro di Fi, Paola Binetti di Ap) mettono in dubbio che la legalizzazione eliminerebbe il mercato nero verso gli adolescenti, e in più la legalizzazione darebbe una sanzione sociale di accettabilità al consumo della cannabis, pericolosa da un punto di vista educativo. Aspetto sottolineato dalle comunità terapeutiche, come l'Associazione Giovanni XXIII che ha chiesto lo stop della legge. Il governo al termine della discussione generale non ha espresso il proprio parere. Il Pd ha al proprio interno favorevoli e contrari, così come Sc, mentre Ap - anche oggi con il ministro Enrico Costa - ha ribadito il proprio «niet».

Una posizione destinata a pesare. I promotori hanno chiesto che in questo mese ci sia un dibattito pubblico, che oggi ha avuto in due articoli sui due principali giornali Italiani - Saviano su Repubblica e Paolo Mieli sul Corriere della Sera - un anticipo.

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