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Legalizzazione della cannabis, il ddl arriva in Aula a Montecitorio

ROMA. Quella sulla legalizzazione della cannabis sarà probabilmente l'ultima battaglia parlamentare prima della pausa estiva. Il provvedimento domani è in Aula a Montecitorio e la strada per la sua approvazione già si preannuncia in salita.

Tra scontri e polemiche il ddl arriva senza mandato al relatore. Le commissioni Giustizia e Affari sociali, dove era all'esame, davanti alla presentazione di 1.700 emendamenti (1.300 di Ap) hanno preferito uno stop senza nemmeno leggerli. Le proposte di modifica torneranno tutte in Aula, anzi sembra che si arriverà addirittura a 2.000 emendamenti.

Dai centristi verranno sollevate anche pregiudiziali di costituzionalità e di merito. Prima di settembre non si inizierà quindi a votare e un ricorso alla fiducia è da escludere, per ora dunque solo scintille tra le forze in campo. L'esame del ddl sulla cannabis ricalca la dinamica di quello sulle Unioni civili: quando si affrontano temi etici le posizioni personali non rispecchiano fedelmente quelle degli schieramenti politici. A puntare i piedi sono infatti i parlamentari di Ap ma anche i cattolici del Pd, un'opposizione trasversale che già ha cominciato ad affilare le armi. Usciti di scena i relatori, Daniele Farina (Si) per la commissione Giustizia e Anna Margherita Miotto (Pd) per la commissione Affari Sociali, si ricomincia daccapo, ma per i parlamentari che lo hanno sostenuto (220 deputati e 73 senatori) essere arrivati in Aula è già un successo.

«È comunque un fatto storico», commenta il sottosegretario Benedetto Della Vedova, promotore del ddl. Ed è proprio lui il bersaglio del fronte degli oppositori. È di oggi il battibecco con il capogruppo di Ap Maurizio Lupi che ha ironicamente consigliato al sottosegretario di «concentrarsi sulla politica estera» piuttosto che su «un provvedimento inutile e dannoso per la vita dei giovani».

Lo scontro a suon di comunicati tra i due si era già avuto nei giorni scorsi quando alla critica di Saviano agli alfaniani definiti «incompetenti» per la presentazione di 1.300 emendamenti, Lupi risponde che anche il procuratore Gratteri è contrario alla legalizzazione. «Per me Gratteri sbaglia - è intervenuto Della Vedova - ma almeno è coerente: vuole proibire anche alcool e tabacco. Anche tu?». Sul fronte liberalizzazioni il tweet del ministro della Salute Lorenzin non lascia margini a dubbi sulle posizioni dei centristi: «Alcol e droga sono una piaga. Non diciamo solo no alla liberalizzazione della cannabis, diciamo no a tutte le dipendenze: droga, alcol, gioco».

«Atteggiamento illiberale tipico di quella forza politica e del Governo» è la replica alla ministra del leader di Possibile Civati. No secco anche dal ministro per la Famiglia Costa che parla di rischio di «prevenzione sulla pelle dei tossicodipendenti». «In Italia la cannabis non sarà mai legalizzata», taglia corto il senatore Gasparri (FI) che mette in guardia: «al Senato non passerebbe mai». Per Pagano (Ap) Della Vedova è un «bugiardo» e gli chiede conto di dove fosse «quando l'Esecutivo metteva la fiducia sulle unioni civili».  Salomonicamente interviene anche Mario Marazziti (Des): «Forzature e fretta potrebbero danneggiare il provvedimento».

Il nuovo testo prevede la coltivazione di cannabis per uso personale fino a 5 piante di sesso femminile, mentre per la detenzione il tetto massimo è di 5 grammi all'esterno innalzabili a 15 grammi in casa. Restano proibiti e puniti lo spaccio e il consumo. Il commercio è consentito in regime di monopolio statale per la coltivazione delle piante, preparazione e vendita al dettaglio. Previste anche norme specifiche per l'utilizzo a scopi terapeutici.

Intanto i radicali annunciano una raccolta di firme, con un banchetto allestito davanti Montecitorio, per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare, ovviamente a favore della legalizzazione.

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