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Renzi: sull'innalzamento del limite al contante pronto a mettere la fiducia

Il premieri: per il momento no a Verdini nella coalizione di governo

ROMA. Cancellare la tassa sulla prima casa, che è "la più odiata" dagli italiani, è una "misura di pancia, anche se non elettorale. La dico berlusconianamente: meno tasse per tutti. Solo che lui ha messo lo slogan sui cartelloni e poi se n'è andato, noi lo facciamo davvero". Matteo Renzi replica nel modo più netto alle critiche che gli vengono da sinistra sulla scelta di cancellare Imu e Tasi in legge di stabilità. E in un'intervista tv a tutto campo, si dice "anche pronto a mettere la fiducia" pur di difendere una misura invisa alla minoranza Pd come l'innalzamento del limite al contante a 3000 euro. E se tranquillizza il suo partito che le regole sulle primarie "non cambieranno", non esclude che Denis Verdini e i suoi possano ancora votare con la maggioranza "da qui al 2018", senza però - poi frena - entrare nella coalizione di governo.

Arriverà "spero nelle prossime ore" al Quirinale il testo della legge di stabilità, dice Renzi lasciando gli studi di La7 al termine di una lunga intervista a Otto e mezzo. Nel pomeriggio il premier è stato al Colle per il Consiglio supremo di difesa ma gli uffici di Palazzo Chigi e del Mef stanno ancora limando il testo della manovra, che perciò tarda il suo arrivo in Parlamento. Questione di tempi, ma non di sostanza, sottolineano i renziani. E infatti il presidente del Consiglio torna a difendere a spada tratta un impianto che ha come cifra l'attenzione alle famiglie e al sociale ("600mila euro al bonus bebé", annuncia) ma soprattutto l'abbassamento delle tasse, sia a livello centrale che locale: "Restituiremo ai Comuni tutto l'equivalente dell'abolizione della Tasi - annuncia - ma c'è una norma che impone a Regioni e Comuni di non alzare le tasse". E poi nella P.a. ci sarà "un turn over molto duro e il taglio - senza però licenziarli - di 400 dirigenti nello stato centrale e qualche migliaio negli enti locali". Ma non vanno giù a Renzi le dure polemiche che hanno segnato questi giorni, ancor prima che sia definitivo il testo. Sul far pagare la Tasi ai castelli "non ho mai cambiato idea" ma a un certo punto "si è illuminata la lampadina, non posso credere che il dibattito sia tutto legato ai castelli". Sull'aumento del limite al contante "non è vero" quando dice "l'amico" Raffaele Cantone, che favorisce l'evasione, perché "è una misura che dà la possibilità di spendere". E le accuse di Mario Monti sulla manovra fatta in deficit? "Quando c'era il governo Monti il debito andava in su, dal prossimo anno la curva sarà in discesa. Monti ha fatto la manovra in deficit al 4,4%, noi la facciamo al 2,2%". E ancora, la spending review: "Mi hanno chiesto di tagliare l'illuminazione la notte...", dice per far notare che la revisione della spesa non si può fare con l'accetta. Renzi si dice convinto che per lui parleranno i fatti e alla prova dei fatti gli elettori gli daranno ragione. Perciò non cede agli attacchi neanche sulle vicende più politiche. E mentre annuncia che la legge Severino "non sarà cambiata", dichiara che "se c'è uno che è in grado di eliminare le ecoballe in terra dei Fuochi è Enzo de Luca. E io sarò con lui".

Più prudente su un tema delicato come l'uccisione di un ladro da parte di un pensionato: "E' un errore farne un eroe". Però poi aggiunge che di cambiare le norme sulla legittima difesa si può "parlare, con il buonsenso di non rispondere sull'onda dell'emozione". Il passaggio più scivoloso dell'intervista si rivela quell'avvicinamento di Denis Verdini alla maggioranza che è stato oggetto non solo degli attacchi della minoranza Pd ma anche delle perplessità di parte della stessa maggioranza Dem. "Ad oggi assolutamente" escludo che entri in maggioranza, "da qui al 2018 osservo uno sfarinamento a destra che mi colpisce molto. Non so cosa accadrà perché negli ultimi due anni Berlusconi e i suoi hanno cambiato idea su tutto. Ma Verdini ha compiuto un gesto di coerenza sulle riforme". Da Palazzo Chigi precisano poi che il riferimento non è al possibile ingresso nella coalizione di governo dei verdiniani, ma alla possibilità che votino ancora con la maggioranza su singoli provvedimenti.

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