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Belpietro: «Renzi non faccia troppe promesse: tagli la spesa pubblica per ridurre le tasse»

Bisognerebbe mettere una tassa tutte le volte che il governo annuncia un taglio delle tasse». Maurizio Belpietro, direttore di Libero se la cava con una battuta parlando delle nuove promesse che il Presidente Renzi ha ripetuto durante il seminario di Ambrosetti alla presenza dei vertici del sistema economico e finanziario italiano e internazionale.

Direttore perché non crede alle promesse di Renzi?
«Non passa giorno che il governo non prometta qualcosa. Alla ricerca del consenso perduto con le elezioni regionali il premier annuncia regali a tutti. Sembra di vedere quei venditori di paese che sulle piazze dei mercati urlavano: "Venghino, signore e signori", cercando di attirare clienti e di vendere ogni tipo di mercanzia».
Però gli ottanta euro in busta paga li ha messi.

Difficile dire che sia stata solo una trovata da imbonitore, non trova?
«È vero. Ma il vantaggio è stato azzerato dalla crescita delle imposte locali, che dal 2011 ad oggi, ossia con Monti, Letta e Renzi, è stata del 43 percento. Ilproblema è molto semplice. I soldi non ci sono adesso e non ci saranno nemmeno dopo. Questo governo si è mostrato molto carente sul piano dei tagli di spese. C' è stata la manfrina delle auto blu vendute su internet o delle province che sono scomparse solo sulla carta. Per il resto poco. Mi domando: dove saltano fuori le risorse per ridurre le tasse visto che il governo deve trovare a tutta velocità 16 miliardi che servono per evita rei nuovi aumenti dell' Iva e delle accise per il 2016».
Però questa sembra una critica preconcetta. Non sarebbe meglio aspettare la Legge da Stabilità. Da lì capiremo, non crede?
«Lo sanno tutti qual è il progetto di Renzi. Non vuole tagliare nemmeno un centesimo di spesa pubblica. Spera di ottenere da Bruxelles il via libera per sforare il tetto del deficit. Con le risorse ottenute potrebbe fi nanziare il taglio delle tasse. Il fatto che l' Italia si sia totalmente sdraiata sulle posizioni tedesche si spiega così. Non abbiamo più una posizione nazionale su nulla. Non l' abbiamo avuta sulla Grecia, non ce l' abbiamo sulla riforma dell' euro e neanche sui migranti. Ci siamo lamentati per gli sbarchi ma non abbiamo avuto la forza e il coraggio di sbattere i pugni sul tavolo. Abbiamo aspettato che la Merkel, seguendo gli interessi della Germania, aprisse le frontiere».

Secondo lei Bruxelles concederà all' Italia quel loche chiede Renzi?
«Non credo proprio. Un po' perché se rompono ilfronte con noi sarà più difficile ottenere il rigore dagli altri. E poi le dico francamente le promesse che ha fatto Renzi sono troppe e troppo costose. Impossibile per Bruxelles chiudere gli occhi. Ha iniziato con l' Imu, che in puro stile berlusconiano il premier ha detto di voler abolire per quanto riguarda la prima casa, mettendoci in sovrappiù anche un taglio dell' Ires e uno dell' Irap. Qualche giorno dopo è stata la volta del Sud. Il presidente del Consiglio ha messo sul tavolo 100 miliardi tondi tondi. Poi è stata la volta di porti, aeroporti e infrastrutture varie dicendo che ha nel cassetto pronti per essere spesi 15 miliardi di euro per modernizzare tutto ciò che c' è da modernizzare».
Però è innegabile che Renzi abbia anche fatto molte cose: gli 80 euro di cui abbiamo già parlato, poi il jobs act, la legge elettorale, la pubblica amministrazione, l' inizio di revisione della Costituzione. Nessun governo ha fatto tanto in così poco tempo. Non crede che sia giunto finalmente il momento di concedere questo riconoscimento?
«Certamente. Però questo governo è come una bicicletta. Per non cadere deve sempre andare avanti. Se si ferma è perduto. Come si fa a dire no a un piano di investimenti che ci sottragga al terzo mondo nel ramo infrastrutture? Chiunque di noi quando viaggia tocca con mano il ritardo dei nostri aeroporti e delle nostre stazioni o della rete autostradale. Dunque ben vengano fondi che consentano di migliorare viabilità e circolazione. Ebene accetti sono pure i tagli delle tasse, sulla casa e non solo. Così pure non si può che applaudire ai 12 miliardi per la banda larga, mentre un po' meno applaudiamo ai 100 miliardi destinati al Sud, visto che siamo a conoscenza di come sono stati spesi i tanti altri messi a disposizione nel passato. E qui arriviamo all' unico punto che non ci è chiaro in tutto questo promettere. Va tutto bene o quasi. Ma se si somma ciò che il governo ha annunciato negli ultimi giorni si arriva a un conto di circa 170-180 miliardi, che non sono noccioline».

Insomma la domanda gira e rigira sempre la stessa: dove trova Renzi tutti questi soldi?
«Esattamente. Ha scoperto negli scantinati di Palazzo Chigi un tesoro di cui noi non sappiamo nulla? Oppure ha intenzione di indebitarci ancora di più? L' interrogativo si pone anche in seguito alla lettura degli ultimi dati sul bilancio dello Stato, che non è messo a dieta come anticipato dal governo, ma continua a spendere e spandere».

Come fa a dirlo?
«Basta fare un po' di conti. A fronte di una riduzione degli interessi pagati sul debito, la spesa pubblica salirà secondo le cifre fornite dalla Ragioneria dello Stato di circa 5-6 miliardi anche nel prossimo anno e cresce per gli aumenti delle spese ministeriali (in particolare gli stipendi), per l' assistenza agli immigrati e altro. Insomma, le uscite crescono, le promesse anche, la sola cosa che non vola come il resto è la fiducia nel premier».

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