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Riforma P.A., stop al voto minimo di laurea per l'accesso ai concorsi

ROMA.  L'Aula della Camera ha approvato la riforma della Pubblica Amministrazione, che ora torna al Senato. Il testo passa con 253 sì, 93 no e 5 astenuti.

Nelle dichiarazioni di voto hanno detto sì alla riforma il Partito Democratico, Area Popolare (Ncd-Udc), Scelta Civica, Per l'Italia - Centro Democratico. Si sono invece detti contrari al testo: Movimento Cinque Stelle, Forza Italia, Sinistra Ecologia e Libertà, Lega Nord, Fratelli D'Italia - Alleanza Nazionale.  Il provvedimento è arrivato a Montecitorio il 12 maggio, quindi due mesi fa.

Dopo un passaggio in commissione che ha portato diverse modifiche: dirigenti licenziabili solo dopo pagella negativa, stop ai rinnovi automatici, demansionamento, polo per i concorsi pubblici, numero unico per le emergenze, riordino dell'Avvocatura dello Stato, Freedom of information act. Il ddl Madia è approdato in Aula la settimana scorsa (giovedì), dove sono giunte altre modifiche, tra cui l'abolizione del voto minimo di laurea per l'accesso ai concorsi e la revoca degli incarichi per i dirigenti condannati per danno erariale, anche se non in via definitiva.

Ora il testo torna al Senato, che aveva dato il suo primo via libera alla riforma a fine aprile, dopo un lungo iter, durato otto mesi, con la riscrittura di molte parti. Il governo si è impegnato a provvedere ai decreti attuativi, non pochi viste le deleghe, entro la fine dell'anno come lo stop ai dirigenti condannati per danno erariale e l'eliminazione del voto di laurea come barriera per l'accesso ai concorsi. Si tratta di due emendamenti approvati nella tarda serata di ieri alla Camera, il primo arriva dal M5s e il secondo dal Pd.

Quanto ai dirigenti si delega il governo a prevedere i casi in cui, in presenza di condotta dolosa, la condanna, anche non definitiva, della Corte dei Conti porta alla revoca dell'incarico o al suo mancato conferimento. Almeno quando si hanno di fronte dirigenti che ricoprono posizioni «sensibili», a rischio corruzione.

Il cambiamento introdotto in fatto di concorsi non è da meno: non sarà più necessario esibire un voto minimo di laurea per potere prendere parte a selezioni pubbliche.

Ecco allora i principali aspetti che la Camera si accinge a votare: si punta al via libera in nottata. Non sono escluse altre modifiche (tra cui lo stop al meccanismo per cui i bonus nelle partecipate possono essere legati agli incrementi tariffari).

- STRETTA SULLA DIRIGENZA. Anche i vertici diventano licenziabili, potranno essere messi alla porta nei casi in cui saranno valutati negativamente. Tuttavia pur di non essere mandato via il dirigente potrà chiedere di essere 'demansionatò. Gli incarichi non saranno più 'a vità.

- LICENZIAMENTI FACILI. Quando scatta un'azione disciplinare non si potrà più concludere tutto con un nulla di fatto, la pratica dovrà essere portata a termine senza escludere il licenziamento. Quanto alla diatriba sull'articolo 18, la reintegra resterebbe.

- SU ASSENZE CON POTERI A INPS. Niente più finti malati. Per centrare l'obiettivo le funzioni di controllo e le relative risorse passano dalle Asl all'Inps.

- MAGLIE PIÙ LARGHE PER PENSIONATI IN P.A. Il tetto di un anno vale solo per i ruoli direttivi (senza possibilità di rinnovo). Le altre cariche e collaborazioni sono «comunque» consentite. Resta confermato per tutte le posizioni affidate a pensionati il vicolo della gratuità (costo zero).

- SCOMPARE FORESTALE, RIORDINO FORZE. Il ddl pone le basi per l'accorpamento della Forestale in un'altra forza (con tutta probabilità i Carabinieri). Si prevede inoltre un riordino di tutte le forze, dando spazio al merito.

- SCURE SU PARTECIPATE. Verranno ridotte e per quelle che gestiscono servizi pubblici si prevede un numero massimo di 'rossì dopo cui scatta la liquidazione. Si apre anche al commissariamento. Si va verso un dimezzamento delle camere di commercio.

- SFORBICIATA SULLE PREFETTURE. Si va verso un taglio netto che potrebbe portare anche a un dimezzamento, quel che ne rimarrà andrà a finire nell'Ufficio territoriale dello Stato, punto di contatto unico tra P.A. periferica e cittadini. Si farà piazza pulita degli uffici doppioni tra ministeri e Authority.

- PRATICHE DIMEZZATE PER GRANDI OPERE. Un 'taglia burocrazià, al fine di semplificare ed accelerare, fino al dimezzamento dei tempi, le operazioni in caso di rilevanti insediamenti produttivi, opere di interesse generale o di interventi con effetti positivi sull'occupazione.

- POTERI A PALAZZO CHIGI. Verranno precisate le funzioni di palazzo Chigi per il mantenimento dell'unità di indirizzo. Un rafforzamento della collegialità che si ritrova anche nelle nomine di competenza, in modo che le scelte passino per il Cdm. La delega riguarda pure la definizione delle competenze in materia di vigilanza sulle agenzie fiscali (come le Entrate).

- UNO STATUTO E UN NUOVO CAPO PER UNA P.A. DIGITALE. Arriva la 'carta della cittadinanza digitalè, con il Governo delegato a definire il livello minimo di qualità dei servizi online. A guidare la svolta digitale ci penserà un dirigente ad hoc.

- FREEDOM OF INFORMATION ACT ITALIANO. Tutti avranno il diritto di accedere, anche via web, a documenti e dati della P.A. Lo scopo è quello di spalancare gli archivi pubblici, anche se restano dei paletti, così da rendere possibile un controllo a 360 gradi anche sull'utilizzo delle risorse pubbliche.

- NUMERO UNICO PER EMERGENZE. Basterà chiamare il 112 per chiedere aiuto in ogni circostanza. L'idea è quella di realizzare centrali in ambito regionale che, raccogliendo la richiesta, siano in grado di smistarla al servizio interessato.

- LIBRETTO UNICO AUTO. Si apre al trasferimento del Pubblico registro automobilistico (Pra), retto dall'Aci, al ministero dei Trasporti, a cui fa capo la Motorizzazione. Si va infatti verso un'unica banca dati per la circolazione e la proprietà, con un solo libretto.

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