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Visco: "La ripresa è arrivata, bene il governo"

Ignazio Visco mostra l'ottimismo confortante dei dati macro, confermati anche dall'Ocse che parla per i primi tre mesi 2015 del risultato migliore degli ultimi due anni

ROMA. La ripresa è arrivata ed è destinata a consolidarsi nel corso dei prossimi trimestri e bene a fatto il governo a coniugare la politica per la crescita con il rigore nei conti pubblici. Tutto bene però a patto che le tensioni in Grecia non destabilizzino la congiuntura europea (governare la crisi di Atene «è nell'interesse di tutti») e tenendo conto che non si può contare solo sulla politica monetaria ed il bazooka di Draghi, il cosiddetto QE per la ripresa.

Ignazio Visco nelle sue quarte Considerazioni Finali, lette con qualche giorno di anticipo rispetto al tradizionale appuntamento del 31 maggio a causa degli impegni internazionali dei governatori e dei ministri finanziari del G7, mostra l'ottimismo confortante dei dati macro, confermati anche dall'Ocse che parla per i primi tre mesi 2015 del risultato migliore degli ultimi due anni, ma invita anche alla realtà delle riforme da portare avanti senza indugi; perchè, osserva nelle venti pagine della Relazione, di cose da fare ce ne sono molte. Scuola e pubblica amministrazione sono indietro rispetto agli altri paesi europei, per esempio, e vanno ammodernare, mentre l'innovazione è scarsa e qui la responsabilità cade direttamente sulle imprese. «Il ritardo, particolarmente ampio rispetto alla Germania - sottolinea il governatore di Bankitalia - è accentuato nei settori industriali a più elevato contenuto tecnologico». A questo, poi, si aggiunge il fatto che corruzione e criminalità pesano sullo sviluppo.

Il numero uno di Via Nazionale raccomanda poi a conclusione del suo intervento di operare prima bene in casa propria al fine di essere meglio ascoltati nel contesto europeo. Nella Commissione, osserva, convivono «un'anima tecnica» e l'embrione di un governo politicamente responsabile: quindi «va trovata una sintesi» per lo sviluppo economico del Vecchio Continente, così come un equilibrio, più che un compromesso, è da trovare per governare il mercato e la finanza perchè se è vero che «per legge non si produce ricchezza e non si crea lavoro» «si può, anzi si deve intervenire dove il mercato incontra i suoi limiti». Nel settore finanziario, i fallimenti di queste regole non sono rari: «vi sono certamente comportamenti scorretti e azioni predatorie», riconosce senza mezzi termini Visco, per cui il «governo dell'economia richiede di accompagnare l'evoluzione del mercato senza imbrigliarne la forza».

All'esecutivo Renzi il governatore riconosce di aver agito in modo «appropriato» per coniugare la spinta alla ripresa con il rigore dei conti pubblici «in un contesto ancora difficile»; ricorda che il debito pubblico è aumentato di oltre il 32% dall'inizio della crisi ma con la ripresa si dovrebbe intraprendere una strada più virtuosa anche grazie alla riforma delle pensioni (meritoria per aver ancorato i conti pubblici nel momento più difficile della crisi) e del lavoro. Il giudizio sugli effetti del Jobs Act è ancora «prematuro», spiega Visco, ma è positivo l'aumento delle assunzioni a tempo indeterminato nei primi mesi del 2015 favorito anche dai consistenti sgravi
fiscali. C'è il rischio però che la ripresa economica non basti, soprattutto al Sud, a far crescere l'occupazione come è avvenuto
in passato all'uscita di fasi congiunturali sfavorevoli.

Un'uscita dal tunnel per la quale serve anche l'impegno di imprese e banche. Le prime attraverso l'innovazione, le seconde garantendo l'accesso al credito, sperando in una soluzione positiva «e rapida» con la Ue per la creazione della bad bank. L'erogazione di nuovi prestiti, afferma Bankitalia, può avvenire infatti soltanto gestendo i quasi 200 miliardi di sofferenze, il 10% del complesso dei crediti (era pari al 6% l'incidenza totale delle partite deteriorate nel 2008).  Guardando ancor più da vicino all'economia reale Bankitalia,
nella Relazione annuale che accompagna le Considerazioni del governatore mette in luce come «il 90% circa del bonus fiscale sarebbe stato speso e nei primi mesi del 2015 la quota delle famiglie che segnala di arrivare con difficoltà alla fine del mese si sarebbe lievemente attenuata rispetto a un anno prima».

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