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Su Italicum è battaglia interna al Pd, Renzi: "Ora basta e si decide"

La minoranza chiede ancora qualche modifica alla riforma, ma il premier è deciso ad andare dritto per la sua strada

Il premier Matteo Renzi

ROMA. Matteo Renzi invita a prendere una decisione «finale» sull'Italicum, con l'approvazione definitiva alla Camera; un messaggio che porterà stasera alla riunione del gruppo del Pd. In vista dell' appuntamento, Area Riformista, la minoranza che fa capo a Roberto Speranza, ha ribadito le richieste di modifiche alla riforma, ma ha dato mandato a parlare ancora con Renzi, al quale viene chiesto di trovare una soluzione che permetta alla minoranza stessa di votare l'Italicum. In questo quadro si inserisce l'insidia del voto segreto che verrà chiesto da Fi almeno su tre emendamenti.

Sulla legge elettorale, ha detto Renzi a Milano, «vediamo la fine. Dopo mesi passati a discutere abbiamo detto "basta, si decide". Non è il Monopoli dove c'è la casella "tornate al vicolo corto"». Insomma un modo per ribadire il «no» alle due modifiche chieste da Area Riformista la scorsa settimana in un Documento firmato da oltre 80 deputati su 310.  Proprio questa componente della minoranza (di cui però non fanno parte altri esponenti come Pier Luigi Bersani, Rosi Bindi, Gianni Cuperlo o Alfredo D'Attorre), si è riunita per tutta la mattina; la decisione è che oggi alla riunione del Gruppo verrà reiterata la richiesta di modifiche, e se sarà respinta si voterà in quella sede contro l'Italicum, senza che però questo si debba tradurre in un «no» anche in Aula.

Anzi, nella riunione più d'uno ha detto che sarebbe meglio evitare una spaccatura, specie se Renzi riconoscerà almeno le ragioni portate da Area Riformista, o aprirà magari alle modifiche sulla riforma costituzionale del Senato. Su quest'ultimo punto i margini sono ristretti, perchè la Camera ha confermato senza modifiche quasi tutto il testo approvato da palazzo Madama in prima lettura, e quindi le modifiche in terza lettura sono poche. Nelle prossime ore Speranza dovrebbe incontrare Renzi chiedendogli di fare all'Assemblea, una apertura, se non alle modifiche all'Italicum, almeno alla riforma costituzionale, visto che molte delle critiche riguardano il combinato disposto delle due leggi. Oltre tutto se domani sera, il capogruppo Speranza si trovasse su una linea bocciata dai due terzi del gruppo, sarebbe quasi obbligato a rimettere il mandato, anche se oggi il vicesegretario Lorenzo Guerini ha detto che il suo ruolo non è in discussione. E di una possibile «novità» in arrivo prima dell'Assemblea, ha parlato anche Bersani.

C'è poi Pippo Civati che annuncia un «no» in ogni caso, anche se dovesse arrivare la fiducia, definita da Nico Stumpo, di Area Riformista, una mossa «totalmente sbagliata». Una fiducia di fatto, anche se non ufficialmente, è stata già posta da Renzi, quando ha definito la riforma «essenziale al programma del governo». Per questo Marina Sereni sottolinea che dalle decisioni di domani «dipende il prosieguo della legislatura». Sereni si dichiara «fiduciosa» che «prevarrà il senso di unità», e anche Guerini ha detto di aver fiducia sulla «lealtà della minoranza». Punta invece alle crepe interne dei Dem Forza Italia che presenterà pochi emendamenti, e su tre di essi chiederà il voto segreto: «premio di maggioranza alla coalizione e non più alla lista, apparentamento al secondo turno; entrata in vigore della legge al 2017 anzichè nel luglio del 2016»: temi condivisi da diversi esponenti della minoranza Pd che viene anche tentata dalle 'sirenè dei 5 Stelle. «Se la minoranza Pd vuole - offre una sponda Fabiana Dadone, capogruppo alla Camera - in commissione possiamo ribaltare la legge elettorale».

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