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Polito: «Renzi non ha più bisogno di Berlusconi, nel centrodestra restano solo macerie»

Il direttore del Corriere del Mezzogiorno: «Salvini da non sottovalutare. I grillini non hanno saputo giocare la partita del Colle»

Politica alle prese con una sorta di crisi post partum. Dopo la grande emozione, e l’unanime consenso, manifestate in Parlamento all’insediamento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è bufera all’interno di Forza Italia e dintorni. La debacle subita sul Colle segna l’avvio del funerale, officiato da Raffaele Fitto, del patto del Nazareno. Un patto usa e getta: «Il Nazareno è servito tatticamente a Renzi per superare ostacoli e trappole della minoranza interna del Pd», afferma il direttore del Corriere del Mezzogiorno ed editorialista del Corriere della Sera Antonio Polito.

Il j’accuse di Fitto coinvolge Berlusconi e tutto il composito vertice di FI. Cosa resta del partito del Cavaliere?

«Restano macerie e profondi contrasti, in una situazione politica che é ancor di più nelle mani del domatore di leoni, cioè di Matteo Renzi. Il quale con lo zuccherino di alcune norme per esempio quelle sui reati fiscali e la frusta dell’inagibilità politica di Berlusconi, mantiene perfettamente il controllo della situazione».

Anche il Ncd è sull’orlo di una crisi di nervi?

«Presenta, diciamo, dei punti di forte sofferenza. Non solo esce un pò umiliato dalla vicenda Quirinale, ma soprattutto vede riproporsi una domanda di fondo sulla sua stessa esistenza, sulla ragione di esistere. Già, perché il Nuovo Centro Destra sta in un governo organico di centrosinistra e si propone di andare già alle prossime regionali con il centrodestra. In più stare in un governo dove è chiaro che sei praticamente irrilevante, nel senso che poi alla fine devi fare quello che ti dice Renzi, diciamo che rende molto difficile l'esistenza stessa di questo partito. Se questa crisi del partito di Alfano si trasformasse in una dissoluzione, allora potremmo avere anche dei contraccolpi parlamentari perché non dobbiamo dimenticare mai che per quanto Renzi sfoggi un variegato numero di maggioranze, quella vera, politica, che gli serve al Senato, si regge su pochi voti e quei voti sono assicurati da Ncd».

Patto del Nazareno resuscitabile?

«Ma io direi che il patto del Nazareno è chiuso, nel senso che quello che doveva produrre l'ha già prodotto, cioè riforma elettorale e riforma del Senato. Non credo che Renzi cambierà ancora le carte in tavola sulla riforma elettorale, perché è quella che voleva lui ed è quella che più gli si addice. Anche perchè, la legge elettorale adesso deve andare solo alla Camera dove in realtà la maggioranza del premier è molto più forte e più ampia. Sul Senato, certo, ci può essere invece una tensione maggiore, una lungaggine maggiore ma siccome ormai la legge elettorale prevede la clausola di scadenza soltanto da metà 2016 c'è anche abbastanza tempo per mettere a punto le norme. Quindi il grosso è fatto, Berlusconi non può disfarlo».

Vie d’uscita per il centro destra alla deriva?

«Il centrodestra è un'esigenza della natura come il centrosinistra: quando non c'è prima o poi la natura riempie i vuoti. È già successo anche con il centrosinistra c'è stata una lunga fase politica in cui sembrava che non ci fosse e poi è uscito qualcosa che ha riempito quel vuoto: cioè Renzi o in passato Prodi. Lo stesso accadrà al centrodestra: nella forma attuale il centrodestra non esiste più: ci sono tre partiti, diciamo due medi, ormai, Forza Italia e Lega e uno piccolo che è Ncd, i quali reciprocamente si dicono: “io con te mai”, quindi diciamo allo stato non esiste il centrodestra però esiste l'elettorato di centrodestra. Io penso che continui ad essere sostanzialmente maggioritario nel Paese, tant'è che una parte di questo elettorato è andato con Renzi, sennò non si spiegherebbe il 40% delle Europee, però poi siccome diciamo la politica è una scienza esatta è chiaro tu la tenda non la puoi sempre tendere in modo tale che copra tutti, prima o poi qualcuno rimarrà scoperto e si potrà produrre qualche fatto nuovo».

E la Lega?

«Non sottovaluterei Salvini perchè le elezioni in Grecia sono appena state vinte da Tsipras, leader di un partito estremista e radicale, seppure di sinistra. Quindi non direi che Salvini è condannato ad essere sempre una minoranza soprattutto se saprà nel corso del tempo affinare il suo messaggio politico e renderlo di maggior appeal. D'altra parte Marine Le Pen in Francia, che non è certo molto più moderata di Salvini, è data dai sondaggi a oltre il 30% , come primo partito. Quindi non è detto che Salvini non possa un po' alla volta fare un'opa sull'intero centrodestra».

Mentre Grillo e i grillini restano ai margini?

«Più che irredimibili, irrilevanti nel senso che anche questa partita del Quirinale che hanno avuto l'occasione di giocarla al massimo livello e invece l'hanno deliberatamente accantonata, dimostra che non hanno interesse a far politica. Non hanno ostinatamente votato Mattarella e poi si sono sbucciati le mani ad applaudirlo. Faccio un altro clamoroso esempio: nelle loro Quirinarie, hanno avuto la fortuna che il secondo arrivato era Romano Prodi, che è una cosa anche abbastanza sensazionale perché Prodi è il padre dell'Euro e per un partito che si dice contro l'Euro il fatto che i suoi militanti scelgano Prodi evidenzia un profondo disagio. Ma se l'avessero usato, quel nome, spostando i loro voti fin dalla prima votazione su Prodi, la partita del Quirinale probabilmente sarebbe andata in maniera diversa perché di fronte a 150 voti per Prodi ci sarebbero stati pezzi cospicui del Pd della sinistra, che avrebbero spinto per confluire su Prodi».

In che modo, e quanto, a parte le crisi interne nel centrodestra, l’elezione di Sergio Mattarella ha avvicinato la politica al Paese reale?

«Direi che il Parlamento ha tirato un grande sospiro di sollievo, temeva che l’incapacità di eleggere un presidente mandasse tutti a casa, poi si è entusiasmato perché Mattarella ha toccato delle corde su valori che sono condivisi ampiamente dai parlamentari e dai cittadini: dalla resistenza al diritto al lavoro. E nel Paese c'è una forte scommessa su Mattarella, una forte fiducia, una forte attesa che sia un uomo diverso diciamo così da come abbiamo imparato a conoscere la politica. Ed è molto probabile che questa attesa non sarà tradita, perché Mattarella è veramente diverso. È una persona seria e coerente».

 

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