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Cuperlo: “Scissione nel Partito democratico? Sarebbe tutta colpa di Renzi”

"C'è bisogno di una sinistra completamente ripensata, che non può liquidare il popolo di San Giovanni come arnese di un passato duro a morire"

ROMA. "La scissione sarebbe una sconfitta del progetto nel quale abbiamo creduto e sta a tutti evitare di precipitare lì, ma è chiaro che Renzi ha una responsabilità enorme". Intervistato dal Corriere della Sera, Gianni Cuperlo torna così sul rischio spaccatura nel Pd. "Se il Pd diventa quello di chi dice che bisogna mettere dei paletti al diritto di sciopero, il Pd non esiste più. La sinistra è di fronte a una prova decisiva". Si sofferma anche sulla Leopolda: "Se è vero che per intervenire bisognava inviare il testo scritto agli organizzatori, il partito di Togliatti era una avanguardia di liberalismo". "Con Renzi - sostiene Cuperlo - il Pd rischia di diventare una confederazione e in un modello simile le diverse culture hanno il dovere, non il diritto, di organizzarsi". "Se la Leopolda è una corrente organizzata attorno al premier è evidente che si organizzerà anche un'altra parte. Il congresso è finito, c'è un'altra storia da scrivere".

Cuperlo esclude che così il partito rischi di perdere consensi: "per rimanere" al 40 per cento, sostiene l'ex presidente Pd, "c'è bisogno di una sinistra completamente ripensata, che non può liquidare il popolo di San Giovanni come arnese di un passato duro a morire". E sottolinea: quando Renzi "usa l'articolo 18 e dice che parlare delle norme che tutelano dal licenziamento è come voler mettere un gettone nell'iPhone, offende il milione di persone che hanno riempito le vie di Roma" nella manifestazione della Cgil. Infine sul Jobs Act: se "il testo - dice - dovesse rimanere quello uscito dal Senato, per me si aprirebbe un problema di coscienza. Così com'è non lo condivido".

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