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Riforme nella P.a., sì del Senato
Madia: "Nessuna marcia indietro"

ROMA. Incassa anche la fiducia del Senato il «primo tassello» di riforma della macchina dello Stato. Così il ministro della Pa, Marianna Madia, definisce il decreto legge  sulla Pubblica Amministrazione. Un sì, quello del Senato, che però ha avuto un suo costo: nel passaggio a Palazzo Madama il provvedimento ha perso alcuni pezzi, tra cui il via libera a 4 mila pensionamenti nella scuola, la cosiddetta 'quota 96'. Ma sottolinea Madia, «nessuna marcia indietro del Governo»: la soluzione per gli insegnanti intrappolati a lavoro è stata cancellata dal dl per «diverse ragioni», ma l'esecutivo non rinuncerà al «rinnovamento», sottolinea il ministro che accenna al pacchetto scuola in arrivo a «fine mese».
Un «intervento strutturale» che interesserà anche «i precari», aprendo a «nuove entrate». La commissione Bilancio del Senato non solo ha condizionato il suo lasciapassare allo 'stralciò delle misure che allentavano la stretta sulle pensioni, ma ha anche fatto un'altra richiesta: fare salve le aspettative già in corso dei magistrati con incarichi nella P.a. In questo caso quindi si è recuperata una norma affossata durante l'iter alla Camera, per tornare al testo del decreto come uscito dal Consiglio dei ministri.
A Montecitorio era infatti stato approvato un emendamento che eliminava le possibilità di ricorso all'aspettativa per tutti, anche per le toghe che già l'avevano attivata. Una sorta di effetto retroattivo, che non lasciava scampo: l'unica via d'uscita era il collocamento fuori ruolo, per cui però gli spazi non sono infiniti e anche la durata è stata circoscritta. Insomma, la misura limita la possibilità per un magistrato di coltivare una carriera parallela per il resto della vita, tanto più se la 'tagliolà si applicava anche alle posizioni «in essere».
Per la commissione guidata da Antonio Azzollini però l'abolizione tout court dell'aspettativa avrebbe comportato degli «oneri» non coperti. Una tesi argomentata dal Servizio Bilancio di palazzo Madama, secondo cui c'era il rischio di contenziosi e conseguenti richieste del ristoro del danno per la perdita di guadagno.
La corsa del dl P.a non è comunque ancora finita, domani mattina riprendono i lavori in commissione alla Camera, dove arriva per la terza lettura. Molto probabile resta la fiducia, visto che il Parlamento dovrebbe chiudere per le pausa estiva questa settimana, mentre il decreto scade il 23 agosto. Intanto si guarda avanti, anche perchè secondo Madia «il cuore della riforma» sta nel ddl delega, in discussione al Senato a partire da settembre.
Il cantiere della Pubblica Amministrazione rimane quindi aperto, anche in attesa del piano Cottarelli sulle partecipate.

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