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Riforme sprint al Senato, via l'indennità ma resta l'immunità

ROMA. Corre verso l'ok entro l'8 agosto - ma si parla anche di giovedì - la "riforma delle riforme" targata Matteo Renzi. Oggi per il ddl che disegna il futuro Senato è stata una giornata da marcare con segno positivo: ben sette articoli approvati in poco meno di 5 ore e il nodo dell'immunità sciolto con un dibattito che, tra le fila del Governo, si temeva ricco di insidie. Il ddl si avvia verso lo sprint finale, e il premier Renzi non nasconde la sua soddisfazione, in particolare per l'abolizione di quell'indennità dei futuri senatori che per, il 'rottamatorè, era uno dei simboli della 'vecchia politicà.


L'abrogazione dell'indennità, la previsione di un mandato settennale e non rinnovabile per i senatori di nomina presidenziale e il mantenimento dell'immunità sono i tre paletti oggi messi in Aula a Palazzo Madama. Tre punti salutati da Renzi con un esplicito «si cambia davvero» twittato dal responsabile della Comunicazione Pd, Francesco Nicodemo, e fatto 'suò dallo stesso premier. Del resto, complice l' 'Aventinò di Lega e M5S, il percorso del ddl oggi è stato segnato da un dibattito mai sfociato in proteste veementi o scenografiche.


Il primo articolo ad essere stato approvato è stato il terzo, che prevede la possibilità per il Presidente della Repubblica di nominare dei senatori «per altissimi meriti in campo sociale,
scientifico, artistico o letterario » ma che preclude la carica a vita attualmente vigente. Fortemente simbolica l'approvazione dell'art.9, che abroga l'indennità dei futuri senatori mentre
l'art. 8, che conferma l'assenza di vincolo di mandato, ha ottenuto luce verde.


Ma è sull'immunità che il Governo ha ottenuto il 'successo più inaspettato. Vista l'assenza del correlatore - assieme ad Anna Finocchiaro - Roberto Calderoli,  colpito da un grave lutto
familiare, la scomparsa della madre, l'Aula aveva infatti deciso di fermare le votazioni degli emendamenti all'art.9, rinviando così i punti caldi a domani. Su sollecitazione di diversi
parlamentari, tra cui il 'dissidentè Dem Vannino Chiti, il vicepresidente Maurizio Gasparri, che presiedeva i lavori, ha poi dato l'ok al dibattito sugli emendamenti aggiuntivi all'art.8, che prevedevano l'abrogazione dell'immunità, non prevista nel testo iniziale ma ripristinata dalla Commissione Affari Costituzionali.


E, dopo che Finocchiaro ha ribadito che la soluzione trovata in commissione è «la più ragionevole», rimettendosi tuttavia all'Aula, con l'assenso del governo, si è giunti alla bocciatura di tutti gli emendamenti. Un sospiro di sollievo per l'Esecutivo su un punto spinoso che ha provocato malumori anche tra i Dem, e non solo tra i dissidenti. Il rischio, è la perplessità che serpeggiava tra alcuni senatori Pd, è che con l'immunità si mandi al Senato non il consigliere regionale più bravo, ma quello a rischio di essere coinvolto in un'inchiesta.


Grazie anche al sì di FI e Ncd, l'immunità, però, non è stata intaccata. Domani toccherà all'art. 10, delicato perchè verte sulle funzioni del Senato, passare sotto le forche caudine dell'Aula. M5S, definendo la riforma «una porcata», continuerà il suo Aventino mentre la Lega, dopo l'ennesima 'fumata nerà oggi in un incontro con il ministro Maria Elena Boschi, deciderà domani. Ma il malumore del Carroccio è alto, anche perchè - riferiscono fonti parlamentari - oggi il gruppo aveva chiesto di rinviare la discussione per la prossimità ai funerali della madre di Calderoli. Richiesta, sottolineano le stesse fonti, che non è andata a buon fine provocando l'ira dei leghisti.

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