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Sì ai tetti agli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato

ROMA. Arrivano i tetti retributivi per i dipendenti di Camera e Senato. Gli uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, riuniti in contemporanea, hanno fissato quello massimo, relativo ai Consiglieri Parlamentari, in 240 mila euro all'anno al netto della contribuzione previdenziale (l'8,8% della retribuzione).
Il tetto, onnicomprensivo di tutte le voci retributive, è quello previsto dal Dl Irpef. Sarà più basso per le altre categorie, «in modo da mantenere inalterati i rapporti retributivi oggi esistenti tra le varie professionalità».
Tuttavia la soglia delle categorie diverse da quella dei Consiglieri non è stata ancora fissata: è un tema sul tavolo del confronto con le organizzazioni sindacali che parte da oggi, quando verrà concordato un calendario di incontri. Con i sindacati si parlerà anche dell'obiettivo del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e della riorganizzazione amministrativa di funzioni e strutture. L'obiettivo è applicare i tetti (passati alla Camera con il no di Edmondo Cirielli di Fdi e l'astensione di Davide Caparini della Lega) entro la fine del 2014. 
«Chi - spiega la vicepresidente della Camera Marina Sereni - al momento ha uno stipendio inferiore al tetto vedrà fermarsi la crescita dello stipendio al raggiungimento di quella cifra. Chi invece lo supera subirà una riduzione straordinaria del proprio stipendio tra il 2014 ed il 2017 fino al raggiungimento del proprio tetto retributivo di riferimento». Resta aperto il tema delle indennità di funzione, aggiuntive al tetto, per le figure apicali dell'amministrazione (il segretario generale, i suoi vice ed i capi servizio). Non sono state ancora determinate, ma non potranno essere superiori al 25% del limite retributivo fissato e non saranno pensionabili.  Non si conosce ancora quali saranno i risparmi determinati dalla manovra che recepisce i principi del dl Irpef nelle Istituzioni Parlamentari; si parla di decine di milioni, anche se si è deciso di non fissare in partenza cifre certe «per un confronto maggiore con i sindacati».
«Ma sarebbe stato strano - sostiene Sereni - che il legislatore non adeguasse la propria amministrazione a quella del resto della pubblica amministrazione». 
È presumibile ora una «corsa» alla pensione da parte di chi in Parlamento supera il tetto. Alla Camera rimangono quattro finestre all'anno per andare in pensione, mentre al Senato ce ne sono solo due, peraltro a Palazzo Madama sottoposte ad un contingentamento.
La soglia dei 240 mila euro più oneri di stipendio alla Camera la superano in diversi: se un consigliere anziano (con 40 anni di servizio) riceve 358mila euro all'anno, con 25 anni di servizio i consiglieri sforano il limite fissato oggi. Sui tetti intermedi i sindacati della Camera annunciano battaglia. «Apparirebbe evidentemente un illegittimo esercizio di potere impositivo, in totale spregio dell'articolo 23 della Costituzione», puntualizza l'Osa, una delle sigle sindacali di Montecitorio.
«Non difendiamo privilegi, ma soltanto il rispetto dei diritti e riforme che rispondano effettivamente a principi di efficienza e trasparenza».

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