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Corte dei conti: calo del debito solo apparente, più rigore alla Regione

PALERMO. Al 31 dicembre 2013 il debito della Regione siciliana ammontava a 5 miliardi e 394 milioni, in lieve flessione rispetto al dato del 2012, quando si è attestato sui 5 miliardi e 683 milioni. Ma il miglioramento è solo apparente e temporaneo: insomma, secondo la Corte dei Conti, riunita oggi a Palazzo Steri a Palermo per il giudizio di parifica dell'esercizio finanziario 2013, c'é ancora molto da fare per risolvere le criticitá finanziarie. Secondo i magistrati contabili, nonostante "le iniziative giá realizzate dal governo regionale al fine di ottenere la riduzione della spesa, deve sottolinearsi la necessità di ulteriori interventi strutturali nella sanità, nelle societá partecipate e nell'organizzazione degli apparati amministrativi". Quindi i giudici suggeriscono il "ridimensionamento della spesa corrente", legata in gran parte ai ventimila dipendenti in orbita regionale, e "misure strategiche mirate al rilancio della crescita e dello sviluppo".
Nello specifico, comunque, scende la spesa sanitaria di 495 milioni rispetto al 2012, mentre resta quasi immutata, con una lieve flessione del 2 per cento, la spesa relativa al personale. Che tra dipendenti e pensionati si attesta sul miliardo e mezzo di euro.


TAGLIO DEGLI STIPENDI.  Per la prima volta la Corte segnala l’esigenza anche di tagli alle retribuzioni: si deve agire sulla disciplina del rapporto di lavoro e sulle poilitiche retributive sia in sede legislativa che negoziale. La Regione siciliana non assume ma stabilizza personale precario. E' per questo che il numero dei dipendenti resta ancora alto. L'andamento controverso delle politiche sul personale viene segnalato sia nella relazione del procuratore generale Diana Calaciura sia nella relazione della Corte dei conti per il giudizio di parifica del rendiconto regionale del 2013. I dipendenti regionali sono 17.538, meno 162 rispetto al 2012, mentre i pensionati sono 16.249.  La Regione, è vero, non assume più da qualche anno ma stranamente non c'è stata una diminuzione significativa del personale che anzi, ha sottolineato il pg, "è andato via via aumentando di numero". La spiegazione è semplice: "Le ordinarie procedure concorsuali sono state sostituite da complessi percorsi di stabilizzazione, a vario titolo, di personale precario". Riconosciuta la forte spinta del disagio sociale a causa dell'incapacità del tessuto produttivo di assorbire lavoratori, resta la centralità della Regione come datore di lavoro. Ma c'è un'altra spiegazione: per via dell'autonomia alla Regione sono assegnate anche funzioni svolte in via ordinaria dallo Stato. Alla rigidità degli organici corrisponde poi un rapporto troppo basso tra dirigenti e impiegati: c'è un dirigente ogni 8,6 dipendenti, il più alto nella pubblica amministrazione. Nelle altre regioni, per esempio, il rapporto è più del doppio: uno a 19,17 in quelle a statuto speciale e uno a 16,58 nelle altre. La spesa per i dipendenti resta sempre alta (954 milioni, 1597 con i pensionati), anche se registra una diminuzione del 2 per cento per effetto del contenimento del trattamento contrattuale.

DEBITO PROCAPITE.
Secondo la Corte dei conti “resta preuccupante il livello del debito procapite che dai 438 euro registrati nel 2007 raggiunge nel 2013 i 1.028 euro procapite”.

ASSUNZIONI SENZA CONCORSO.
La corruzione non si configura solo con un diretto passaggio di denaro. C'è corruzione anche quando vengono assegnati "incarichi superflui" e quando vengono fatte "assunzioni clientelari di personale senza concorso". Lo ha detto il procuratore generale della Corte dei conti Diana Calaciura nella relazione per il giudizio di parifica del rendiconto 2013 della Regione siciliana.  Secondo il pg, la corruzione "può manifestarsi in occasione della creazione di società partecipate che, come le matrioske russe, a loro volta ne comprendono altre e sono occasione per nominare consigli di amministrazione e collegi di revisione e per assumere dipendenti al di fuori delle procedure pubbliche concorsuali".


CORTE CONTI, ROTAZIONI E INSTABILITÀ FRENANO SPESA FONDI UE «Malgrado l'accelerazione nelle procedure di spesa degli ultimi anni non si è colmato il ritardo iniziale: ad appena diciotto mesi dalla conclusione dell'attuale periodo di programmazione, a fronte di un contributo finanziario su tutti i programmi (Fesr, Fse e Psr) di 8,164 miliardi di euro, sono stati certificati appena 3,911 miliardi, cifra che corrisponde ad appena il 47,90 per cento dell'intera dotazione finanziaria». È quanto si legge nella relazione della Corte dei Conti sul rendiconto della Regione siciliana per il 2013. La Corte rileva comunque come «la Regione siciliana pur rimanendo sempre indietro alle altre dell'Obiettivo convergenza non sia più all'ultimo posto» anche se «permangono criticità» rispetto alla spesa complessiva da fare entro la chiusura dell'attuale programmazione. I giudici parlano di «discontinuità strategica e operativa che ha finito per rallentare la lineare attuazione dei programmi», facendo riferimento, in particolare, «al clima di instabilità politica, sia nazionale che regionale, che ha interessato parte del 2013, cui ha fatto seguito un turnover dei vertici politici di alcuni assessorati e, soprattutto, di quelli amministrativi». «La stessa Commissione europea - sottolinea la Corte - ha stigmatizzato le continue 'rotazionì dei vertici amministrativi dei dipartimenti regionali che impediscono, specialmente in quest'ultimo anno della programmazione 2007-2013, quella continuità necessaria per l'avanzamento dei Po».


COMUNI SICILIANI SOFFOCATI DAI DEBITI. I comuni siciliani sono soffocati dai debiti, dalle spese e dai ridotti trasferimenti di fondi statali e regionali. E' disastroso il quadro della finanza locale che emerge dalla relazione della Corte dei conti per il giudizio di parifica della Regione.
Il peggioramento dei conti è determinato da queste cause ma anche dalle "esigue capacità" dei comuni di compensare la riduzione dei trasferimenti con il "prelievo dai territori" e con interventi di natura strutturale. Pesano molto i debiti fuori bilancio riconosciuti (100 milioni nel 2012) e quelli da riconoscere, saliti a 432 milioni, nonché l'incremento di azioni esecutive con forte aggravio di spese che indicano un "diffuso stato di sofferenza".
Come se non bastasse, i comuni sono obbligati a coprire le spese del servizio di igiene ambientale per le carenze di liquidità degli Ato. Un solo dato basta a descrivere la situazione: al 3 luglio 2012 gli Ato avevano debiti per 781 milioni.
Le difficoltà della finanza locale sono tali e tante che molti comuni hanno avviato le procedure di riequilibrio per evitare il dissesto ma quattro non ci sono riusciti.


BUCO DA 100 MILIONI NELLA SANITÀ. La Corte dei Conti segnala un buco di quasi 100 milioni per la sanità in Sicilia, poichè «nell'esercizio 2013 il fabbisogno del settore è risultato superiore rispetto agli stanziamenti del bilancio e analoga situazione si profila in relazione al corrente esercizio». Per i giudici contabili, che stamani hanno parificato il consuntivo 2013 della Regione siciliana pur con qualche rilievo, mancano 97,796 milioni, ciò «produce una situazione di estrema gravità». Non solo, la Corte critica la scelta del governo regionale fatta nella manovra correttiva (legge regionale 13 del 2014), di destinare alla spesa per i forestali e al fondo perequativo comunale «parte del risparmio di spesa conseguente all'accertamento del risultato di gestione del servizio sanitario regionale per l'anno 2013, nella misura di 100 milioni». Sebbene la verifica del risultato di gestione sia al vaglio dei tavoli ministeriali, secondo la Corte «l'operazione presenta elementi di incoerenza» poichè i 100 mln relativi al risultato di gestione dovevano essere destinati «a coprire il disallineamento tra la maggiore spesa sanitaria degli esercizi 2013 e 2014 e i minori stanziamenti di bilancio». «Nè a coprire tali disallineamenti - scrivono i giudici - appare risolutiva l'utilizzazione, disposta con due decreti del Ragioniere generale della Regione», per 189 milioni, «corrispondenti ai maggiori gettiti accertabili nel solo esercizio 2014 per effetto della modifica del sistema di contabilizzazione delle maggiorazioni dell'aliquota Irap e dell'addizionale Irpef». «Ciò in quanto la destinazione ad affettive necessità di spesa di un accertamento non prodotto da un reale aumento del gettito, ma solo da una modifica dei criteri di contabilizzazione - si legge nel documento della Corte - presenta elementi di incoerenza con i principi di veridicità del bilancio e di prevalenza della sostanza sulla forma». Nel complesso, la spesa sanitaria nel 2013 è stata di 8,893 miliardi, con una diminuzione di 495 milioni rispetto all'anno precedente, pari al 54,66% dell'intero bilancio della Regione. In aumento il personale, 50.129 dipendenti nel 2013 a fronte dei 48.400 del 2012. La spesa per la gestione del servizio 118, rileva la Corte dei Conti, è stata di 114 milioni, 3.029 i dipendenti della Seus, la società che si occupa del servizio, 251 le ambulanze e 10 le automediche. La spesa farmaceutica è diminuita, pari a 1,454 miliardi.

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