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Crocetta: i precari andranno subito nei musei

Pace fatta con i sovrintendenti, che erano stati accusati di non volere accettare gli Asu, malgrado la carenza di personale

PALERMO. «I 336 precari Asu erano stati assegnati ai vari siti archeologici, ma a causa della lentezza della burocrazia, i lavoratori non avevano ancora preso servizio. C’erano solo problemi di forma giuridica, che hanno impedito in questi mesi al dipartimento ai Beni culturali di prendere a carico il personale». Pace fatta tra Crocetta e i sovrintendenti, dopo una giornata convulsa e «pacchia finita» per i precari, che finora hanno continuato a prendere un sussidio di 670 euro, pur rimandendo a casa. «Prenderanno subito servizio, verificherò i piani di inserimento lavorativi e dalla prossima settimana saranno trasferiti nei vari siti. Non c’è più alcun ostacolo», aggiunge Crocetta. Parole, quelle del presidente, che arrivano in serata, dopo un incontro con il capo di gabinetto della presidenza, Gianni Silvia, i direttori generali ai Beni Culturali, Rino Giglione e al Lavoro, Anna Rosa Corsello. Era stata altissima la tensione nel corso del pomeriggio, dopo che Crocetta aveva parlato di «resistenze delle sovrintendenze» ad accettare gli Asu, già assegnati dall'assessorato al Lavoro, per favorire l'apertura domenicale e serale di musei e teatri antichi, vista la carenza di personale del settore. «Resistenze» che avrebbero impedito di far entrare in servizio questo personale, a cui in questi mesi è stato erogato il sussidio, nonostante non abbiano ripreso a lavorare, dopo lo scioglimento delle cooperative da cui provengono.
I sovrintendenti di tutta la Sicilia avevano attaccato Crocetta: «Non è vero che la Regione ci ha già assegnato gli Asu e che noi li abbiamo rifiutati. Nei nostri uffici non è mai arrivata alcuna nota di sollecito dal dipartimento al Lavoro. Quelle del presidente della Regione sono solo illazioni». Da Siracusa a Ragusa, da Catania a Trapani era stato scontro aperto. I sovrintendenti sperano nell’arrivo di nuovo personale, soprattuto da quando, ad aprile, è scaduto il contratto alle ditte di pulizia e i soldi, un milione e 700 mila euro, che avrebbero dovuto assicurare la manutenzione fino a fine anno sono rimasti imbrigliati tra le maglie della Finanziaria ter, che ancora non è stata approvata. Situazione, questa, che ha costretto funzionari e impiegati ad autotassarsi. Come se non bastasse, poi, anche quest’estate i 1300 custodi hanno già sforato il tetto di giornate festive di lavoro previste dal loro contratto, con il risultato che è a rischio l'apertura domenicale, nel periodo di maggiore affluenza turistica.
Beatrice Basile, sovrintendente di Siracusa, «accoglierebbe a braccia aperte gli Asu, visto che nell'area archeologica della Neapolis e nei musei Bellomo e Paolo Orsi il rischio igienico-sanitario sarà scongiurato ancora per poco, fino a quando, cioè, non scadranno la convenzione con l’Inda che assicura la pulizia del teatro e il contributo che il Comune darà per i prossimi due mesi. «Non li abbiamo mai mandati indietro - dice Basile -. Non è vero che i lavoratori si sono presentati e li abbiamo mandati indietro. Gli Asu non ci sono mai stati assegnati. Quelle di Crocetta sono illazioni vere e proprie, che non rispondono a verità. Nessuno di noi, con la situazione che c’è negli uffici e nei siti, si sognerebbe di rifiutare il personale». Anche il direttore del Parco archeologico di Marsala, Maria Luisa Famà, e la sovrintendente di Ragusa, Rosalba Panvini, in mattinata, avevano negato l’esistenza di una nota di sollecito: «Ringrazierei il presidente Crocetta se riuscisse a mandare i rinforzi nel nostro territorio - aveva detto la Panvini -. In assoluto, siamo quelli che abbiamo meno personale. Dal dipartimento al Lavoro non è mai arrivata la richiesta. Che ben vengano i precari e presto». Il direttore del museo Pepoli di Trapani, Luigi Biondo, aspetta con ansia i 12 precari che gli hanno promesso: «Abbiamo 27 custodi, per legge dovremmo averne 42 - aveva detto -. Quasi tutti hanno superato il numero di festivi che potrebbero fare e teniamo aperte le nostre sale solo grazie alla buona volontà del personale, che ancora aspetta il pagamento degli straordinari dell’anno scorso. I nostri custodi sono allo stremo ma non abbiamo assolutamente intenzione di chiudere la domenica».

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