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Pd, i sospesi rientreranno domani Mineo resta fuori

ROMA. È una sorta di Canossa per i 14 autosospesi del Pd l'incontro con l'intero ufficio di presidenza del gruppo in Senato, guidato da Luigi Zanda, dove alla fine hanno dovuto recedere dalle proprie posizioni e dove l'esclusione di Corradino Mineo dalla Commissione Affari costituzionali è stata confermata.   
Dopo il fuoco di sbarramento di dichiarazioni ostili piovute sia dal partito che dai colleghi senatori, i 14 si sono trovati un pò spiazzati e in una riunione convocata prima dell'incontro con Zanda, hanno messo a punto una soluzione che permettesse una via di uscita onorevole: vale a dire un rientro nella piena attività del gruppo senza addosso lo stigma dei traditori.     È stato quindi deciso non di chiedere un reintegro di Mineo in Commissione, dato che avrebbero ricevuto un «niet» che li avrebbe costretti a uscire dal gruppo. L'idea è stata di chiedere una «assicurazione» sulla «sacralità» del principio della libertà di mandato (cioè libertà di coscienza) per i senatori, come previsto dalla Costituzione, e che fosse riconosciuta la «dignità politica» di ciascuno dei 14.      
Il lungo incontro (quasi 3 ore), si è aperto con Zanda che ha usato toni di «ricomposizione», ma che nella sostanza non ha fatto un passo indietro: la composizione delle Commissioni riflette le posizioni dei gruppi e i senatori possono pure dissentire, in base al principio della libertà di mandato, ma poi vale il principio di maggioranza e quindi devono votare secondo le indicazioni del gruppo. Lo spazio per il dissenso è eventualmente in Aula. I 14 hanno però avuto rassicurazioni sulla loro piena agibilità nelle diverse commissioni.    
Al termine Zanda ha fatto una dichiarazione sulla «sacralità» del principio della libertà di mandato, a cui ha affiancato anche il principio di maggioranza, ed ha espresso «stima» per tutti e 14, lanciando loro un appello a rientrare nel gruppo. Gli autosospesi, ha spiegato Vannino Chiti, si sono sentiti «rassicurati» e domani, dopo una loro riunione decideranno il rientro nel gruppo. E anche l'Assemblea del gruppo di domani è stata rinviata per evitare uno scontro pubblico.   
È stata una pantomima? No. Segna piuttosto un passaggio dalla fase dell'Ulivo-Unione, in cui i dissensi generavano contenziosi che duravano mesi, alla fase del Pd di Renzi, la cui legittimazione popolare pone vincoli serissimi a chi si avventura nel dissenso interno.

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