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Controlli su aziende partecipate e assunzioni Crocetta: «Sarà usata linea dura»

PALERMO. Dal lavoro della commissione ispettiva nominata dal presidente Crocetta sulle partecipate, che sarà completo entro la settimana prossima, emergono dati che il governatore definisce «insopportabili».  
«Diverse aziende partecipate anche in liquidazione, in violazione alla norma - dice Crocetta - che prevede dal 2009 il divieto di assunzione di personale, avrebbero invece assunto personale a vario titolo contravvenendo alla legge, senza alcuna giustificata necessità. Si tratterebbe di un numero di assunzioni di circa 50 unità. Le stesse società non avrebbero ottemperato all'obbligo di equiparazione degli stipendi, ai corrispondenti trattamenti economici dei dipendenti della Regione, causando uno spreco notevole di risorse. Il presidente ha intenzione, dopo aver acquisito il rapporto, di contestare il danno subito dalla Regione a chi ne sia eventualmente responsabile, ma vuole avviare immediatamente alcune misure per interrompere fin da subito la mancata applicazione delle leggi. In particolare le misure immediatamente richieste agli amministratori delle società, pena loro decadenza, saranno di procedere entro 15 giorni dal ricevimento di una lettera che partirà oggi: all'immediata applicazione del contratto dei regionali in ogni partecipata; all'attuazione dei provvedimenti previsti dalla legge per i dipendenti illegittimamente assunti».   
«Le partecipate - afferma Crocetta - non possono essere più il regno dell'arbitrio e degli sprechi, vanno chiuse immediatamente le società in liquidazione creando un elenco del personale disponibile a transitare, sulla base delle disponibilità, presso le partecipate strategiche. Già con la finanziaria scorsa sono stati previsti una serie di provvedimenti, tra cui l'ufficio di liquidazione unico, è stato stabilito un tetto massimo di retribuzione, che eliminerà gli scandalosi  stipendi di alcuni direttori generali. Occorre dare immediatamente il segno di provvedimenti rigorosi - conclude il presidente - che non possono essere più rinviati».

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