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Eas, arrivano 6 milioni: ma i creditori li ipotecano

Il colosso sommerso dai decreti ingiuntivi. Il commissario Bonanno: «Abbiamo un buco di almeno 300 milioni». Per i dipendenti lo stipendio è ancora lontano. Monta la rivolta e c’è il rischio che restino senz’acqua Favignana e San Vito

PALERMO. Quei sei milioni appena stanziati dal governo Crocetta grazie alla faticosa approvazione della Finanziaria bis non staranno neanche un minuto nelle casse dell’Eas. E purtroppo (per loro) non arriveranno nelle tasche dei 171 dipendenti. Saranno infatti dirottati verso i creditori dell’Ente acquedotti siciliani che ogni mese notificano una valanga di decreti ingiuntivi. Risultato: da gennaio senza stipendio, il personale dell’Eas resterà senza busta paga ed è pronto a incrociare le braccia lasciando a secco perfino zone turistiche come San Vito ed Favignana. Fotografia di un colosso piegato su se stesso. Nei giorni scorsi è arrivato alla Regione, che controlla l’Eas, un decreto ingiuntivo da parte del Comune di Sciacca per un importo di 4 milioni e 335 mila euro per lavori che toccavano all’ente ma che l’amministrazione saccense ha anticipato senza mai ricevere i soldi. «Per questo motivo - ha detto il commissario dell’Eas, Dario Bonanno - l’assessorato all’Economia ci ha comunicato che i soldi stanziati con la Finanziaria bis vanno accantonati in attesa di sapere che sorte avrà l’opposizione al decreto ingiuntivo». Ma il pessimismo nella sede dell’ente è totale visto che anche nel caso in cui il Comune di Sciacca non ottenesse quanto chiede, ci sarebbero in coda centinaia di creditori. Il loro numero è talmente elevato che Bonanno ammette di non conoscerlo con esattezza e di non poter per questo quantificare la reale profondità del buco di bilancio: «Di certo - ammette il commissario - abbiamo un buco di almeno 300 milioni. Tuttavia non possiamo nascondere il fatto che abbiamo una serie di cause pendenti che, se uscissimo sconfitti, ci costringerebbero a versare almeno altri 200 milioni». E la causa che più preoccupa è una che risale a oltre dieci anni fa: «La Astaldo - ricorda Bonanno - che doveva realizzare la diga di Blufi ci ha fatto causa per risarcimento danni e chiede cento milioni». La diga di Blufi è la madre delle incompiute siciliane: doveva assicurare i rifornimenti idrici in mezza Sicilia ma non fu mai completata malgrado almeno due diverse inaugurazioni dei lavori.
L’Eas vanta anche crediti ma il commissario Bonanno dubita che possano fruttare incassi: «Dovremmo incassare, per esempio, 25 milioni dal Comune di Messina, che però è in dissesto...».
Il problema è che malgrado il trasferimento di competenze a società private e di 200 dipendenti ad altri enti pubblici, l’Eas mantiene in servizio 171 dipendenti che si occupano dell’erogazione idrica negli ultimi 45 Comuni ancora di sua competenza: tutti nel Trapanese, Messinese e Catanese. E fra questi piccoli centri - ricorda Gianni Borrelli della Uil - ci sono zone a forte vocazione turistica come San Vito, Favignana ed Erice. La Uil ha organizzato per domani una protesta dei dipendenti senza stipendio sotto la sede della Prefettura di Trapani: «È inconcepibile - aggiunge Borrelli - che a pagare il prezzo di gestioni fallimentari del passato siano i lavoratori. Che non prendono lo stipendio da gennaio e non lo prenderanno ancora per chi sa quanti mesi. A questo punto è impossibile prevedere quale sarà la reazione, anche se è molto probabile che si finirà a incrociare le braccia e dunque a lasciare a secco le città. Non si può accettare un pignoramento di somme che servono a pagare i lavoratori e a mantenere le loro famiglie».

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