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Manovra bis, mossa di Crocetta per mettere a posto i conti

Operazione contabile per far aumentare le entrate della Regione. Il presidente aspetta il via libera da Roma. Lunedì appuntamento in commissione bilancio

PALERMO. La mossa che dovrebbe permettere di sbloccare l’impasse sulla Finanziaria bis è stata messa a punto giovedì sera a Palazzo d’Orleans e per metterla in atto Crocetta attende solo il via libera da Roma. È su questo, piuttosto che sugli scontri fra le correnti, che si sta organizzando il pressing dell’area renziana del Pd. Il presidente della commissione Bilancio dell’Ars, Nino Dina, ha convocato tutti per lunedì e attende al massimo per martedì gli emendamenti del governo alla Finanziaria bis. Crocetta deve «calare» nella manovra scritta dall’ex assessore Luca Bianchi i nuovi tagli per 90 milioni chiesti da Renzi per dare copertura al decreto nazionale sull’Irpef.
Inizialmente Crocetta aveva previsto di tagliare dalla spesa farmaceutica ma giovedì è maturata la possibilità di un’operazione contabile che farebbe aumentare (almeno dal punto di vista del bilancio) le entrate della Regione. Si tratta di considerare come già incassate alcune imposte, soprattutto le addizionali Irpef e l’Irap, che materialmente invece entreranno solo l’anno prossimo. È una possibilità prevista dal decreto nazionale 118 che la Sicilia sta chiedendo di sfruttare con qualche correttivo: «Sarebbe l’uovo di Colombo che ci consentirebbe di superare ogni problema. Ma prima di sbilanciarci nei dettagli attendiamo che Roma ci dia il via libera per presentare l’emendamento». Per il resto, assicura Crocetta, la manovra bis non subirà modifiche: dovrebbero quindi restare intatti i 300 milioni destinati a pagare stipendi a 30 mila fra forestali e dipendenti degli enti collegati alla Regione. Anche se il presidente avverte: «La Finanziaria bis non basterà. In seguito dovremo fare una manovra di assestamento. Ma prima di programmare tutto attendiamo il giudizio di parifica della Corte dei Conti e le eventuali misure correttive che ci verranno suggerite».
Ieri il presidente ha provato invece a evitare l’argomento Pd. Anche se non c’è riuscito. A ora di pranzo ha convocato i giornalisti all’albero Falcone, dove ha lasciato una corona di fiori: «Sono qui per dire che sono stanco del revisionismo antimafia che si vorrebbe fare liquidando la questione della lotta alla mafia come una questione del passato. Oggi noi dobbiamo avere una nuova tappa della Resistenza che non può essere solo il ricordo dei partigiani, come la mafia non può essere solo il ricordo delle vittime di cosa nostra».
E la cerimonia è diventata l’occasione per un messaggio al Pd: «Sono bambini non nati, per dirla alla Pasolini. Lascia che i morti seppelliscano i loro morti... Io sono un essere vitale fino all'ultimo respiro. Io ho altro da fare in Sicilia che occuparmi delle polemiche del Pd. Non mi interessa parlarne. Quando dovevano far parte del governo Cuffaro non c'era tutta questa pruderie nel Pd, così come nella giunta Lombardo. Basta. Io mi sono scocciato».
Il segretario Fausto Raciti ha annunciato che nei prossimi giorni Lorenzo Guerini, vicesegretario nazionale del Pd, arriverà a Palermo per tentare di ricucire le anime dilaniate del partito. «Lo incontrerò...», taglia corto Crocetta. E poi riflette: «Dite che in aula non avrei i numeri per governare eppure le leggi vengono approvate».
Il clima di scontro fra le correnti è alimentato dalla campagna elettorale per le Europee del 25 maggio: la triplice preferenza sta portando a frenetiche trattative per garantire il sostegno ai candidati delle varie anime del partito. E ieri, partecipando nel Catanese a un’iniziativa di Giovanni Barbagallo, l’ex segretario Giuseppe Lupo ha provato a riavvicinare le correnti: «Concentriamoci sul rilancio dell’azione di governo e sulla campagna elettorale. Per questi obiettivi serve un Pd unito».

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