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Caso Pd-Crocetta, un inviato di Renzi in Sicilia

Ieri a Roma Raciti ha incontrato Lorenzo Guerini, braccio destro del premier, che nei prossimi giorni verrà nell’Isola. Il segretario del partito: «La distanza col governatore può allargarsi. Alle Amministrative chi è iscritto al Pd non può candidarsi in altre liste»

PALERMO. L’area del Pd che fa capo a Raciti e Cracolici alza ancora il livello dello scontro con Crocetta. Il segretario regionale ieri è stato a Roma, dove ha incontrato il braccio destro di Renzi, Lorenzo Guerini. Mentre a Palermo la commissione di garanzia del partito ha posto un veto ai rapporti fra iscritti al Pd e movimenti satelliti come Drs e Megafono.
L’incontro fra Raciti e Guerini si è svolto malgrado fosse saltato il vertice romano fra tutti i leader delle correnti ormai contrapposte. «Ho detto a Guerini - sottolinea Fausto Raciti - che la faglia che si è aperta fra il Pd e Crocetta rischia di allargarsi. Lui non sembra preoccuparsi del fatto che se è in minoranza all’Ars significa che a governare saranno i parlamentari. Il rischio è che gli vengano stravolti in aula tutti i provvedimenti». Raciti continua a dire no alla proposta di Crocetta di indicare un nome da inserire in giunta per rappresentare l’area cuperliana: «Il nostro progetto è più ampio. Il Pd deve essere messo in condizioni di incidere indicando la propria squadra». L’obiettivo del segretario regionale è dimostrare che l’area ostile al governo si sta allargando («più evidenti saranno le difficoltà di Crocetta e più si allontanerà da lui chi oggi lo sostiene») e per questo motivo domenica sono stati convocati a Palermo i segretari provinciali. E nei prossimi giorni anche Guerini verrà in Sicilia. Il vice segretario nazionale troverà un partito dilaniato dalle faide fra correnti. Uno scontro in cui si inserisce la decisione della commissione regionale di garanzia, guidata da Giovanni Bruno: «All’unanimità è stato deliberato che gli iscritti al Pd non possono far parte di altri movimenti politici, pena la cancellazione per due anni». La decisione è un modo per frenare l’ascesa sia del Megafono di Crocetta che dei Drs, il movimento creato da Totò Cardinale che tanto peso ha avuto durante il rimpasto. Ma, soprattutto, è un modo per bloccare la nascita di tante liste autonome e perfino candidati a sindaco alternativi al Pd pronti a presentarsi alle Amministrative del 25 maggio: «Il primo caso si è già registrato a Monreale ma non è il solo. Chi è iscritto al Pd non può candidarsi contro il Pd nè entrare in liste che sostengono altri candidati».
Intanto anche in casa Udc si prepara la resa dei conti dopo la spaccatura creata dal Crocetta bis: Nino Dina, Lillo Firetto, Mimmo Turano e Margherita La Rocco hanno detto di non riconoscersi nei due assessori scelti dal partito (Patrizia Valenti e Nico Torrisi) e sabato a Catania il caso verrà affrontato dal segretario Lorenzo Cesa e da Gianpiero D’Alia: «Lo strappo di chi ha indicato gli assessori a Crocetta mentre era ancora in corso la riunione dei deputati che avrebbe dovuto sceglierli è una mortificazione frutto della mancanza di regole nel partito» ha detto Dina riferendosi soprattutto a D’Alia e al segretario regionale Giovanni Pistorio. I 4 dissidenti minacciano di non sostenere i candidati dell’Udc alle Europee: è difficile però che la frattura venga ricomposta con un cambio di assessori.

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