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Ipab ormai al collasso, la riforma resta al palo

Un buco di oltre 30 milioni per gli istituti di assistenza in Sicilia. L’assessore Bonafede: vanno ridefiniti, modifiche complesse. servizi sociali. La struttura di Caltagirone sta per chiudere, a Ravanusa dipendenti non pagati da 5 anni. Il testo di legge è da mesi in giunta in attesa dell’approvazione

PALERMO. A Caltagirone l'Ipab ha un deficit stimato sui due milioni e mezzo di euro, eppure ha un patrimonio immobiliare che supera i sei milioni. A Campobello di Licata, provincia di Agrigento, ci sono addirittura tre Ipab nell'arco di un centinaio di metri, due addirittura sono situate una di fronte all'altra.
Paradossi di uno dei settori più controversi dell'amministrazione regionale ormai al collasso: in tutta l'Isola decine di strutture sono al verde e centinaia di dipendenti sono in attesa dello stipendio da mesi, con ritardi che arrivano fino a cinque anni. Le azioni giudiziarie si moltiplicano e in molti casi sono già scattati i pignoramenti, mentre da Piazza Armerina a Caltagirone i lavoratori sono più volte scesi in piazza. Così il buco da oltre trenta milioni registrato negli istituti pubblici di assistenza e beneficenza rischia di allargarsi a dismisura, in attesa di una riforma approdata in giunta regionale ormai da mesi ma non ancora approvata.
«L'abbiamo già discussa ma è una situazione molto complessa - spiega l'assessore regionale alle Politiche sociali, Ester Bonafede - contiamo a breve di esitare il testo, ma dobbiamo definire ancora alcuni passaggi. Oggi abbiamo compiti di vigilanza e controllo sulle Ipab ma non interveniamo sulla vita gestionale se non tramite l'invio di commissari. La riforma ci consentirà di azzerare il debito e di ripatrimonializzare gli enti, procedendo con accorpamenti e fusioni. Bisogna trasformarle in aziende pubbliche o di diritto privato, come associazioni e fondazioni, se il loro volumi d'affari non è tale da consentire di auto sostenersi».
Sono 151 le Ipab attive in Sicilia, di cui almeno un centinaio in difficoltà economica sia per i buchi di bilancio dovuti a cattive gestioni sia per problemi di liquidità. «Da un lato il contributo regionale si è quasi azzerato - dice Gino Alaimo dell'Ares, associazione che tutela le Ipab - parliamo ormai di un paio di milioni l'anno, dall'altro ci sono i Comuni in difficoltà economiche che hanno problemi col pagamento delle rette».
Le Ipab si occupano di svariati servizi per anziani e minori, sono strutture pubbliche di assistenza e beneficenza che possono contare sugli introiti delle rette di ricovero pagate in proprio dagli utenti o, per quanto riguarda i meno abbienti, pagate dai Comuni. Un universo che conta circa 750 dipendenti a tempo indeterminato più 1.200 professionisti a contratto, la maggior parte dei quali alle prese con lunghi ritardi nel pagamento delle indennità. «Assistiamo circa 3 mila utenti tra minori, anziani e portatori di handicap - spiega Calogero Bongiorno dell'Ares - molti sono abbandonati e gli unici familiari sono proprio i dipendenti delle Ipab».
L'ultima mazzata è arrivata dallo stop alla Finanziaria che ha congelato anche le somme destinate alle Ipab. La situazione è ormai al collasso. «A San Cataldo, Caltagirone, Piazza Armerina, c'è gente che non prende stipendio anche da 50 mesi - prosegue Bongiorno - bisogna urgentemente approvare la riforma per tagliare i rami secchi, procedere con le fusioni e provare a sanare i bilanci anche attraverso gli ingenti patrimoni immobiliari ereditati dalle strutture grazie a benefattori».
L'associazione delle Ipab spinge per l'approvazione della legge che salverebbe il settore: alcune strutture, una quarantina in tutto, pur avendo dei costi non avrebbero futuro. A Ravanusa ad esempio ci sono dipendenti che attendono lo stipendio da oltre cinque anni. A Messina la Cisl è scesa in piazza in favore dei dipendenti dell'Ipab Società Asili d'Infanzia, che non ricevono lo stipendio da ben 36 mesi. A Caltagirone il commissario dell'Ipab Santa Maria di Gesù ha appurato un debito da 4 milioni difficilmente sanabile, anche per via delle azioni giudiziarie e dei pignoramenti. Così ha comunicato a parenti e familiari degli ultimi utenti rimasti di trasferirsi altrove: la chiusura è ormai imminente. A Piazza Armerina domani è previsto un consiglio comunale straordinario per schierarsi a favore dei circa 30 lavoratori dell'Ipab San Giuseppe. I dipendenti sono pronti a occupare l'aula consiliare.

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