ROMA. Matteo Renzi scioglie la riserva e, con una certa irritualità rispetto al protocollo, annuncia via Twitter l'imminente nascita del suo governo: «Arrivo, arrivo, la volta buona», «cinguetta» poco prima del termine del colloquio di due ore e mezzo con Giorgio Napolitano al Quirinale. Il Renzi One - sedici ministri, otto donne - giurerà domani alle 11,30 e il premier si premura di spiegare che il suo è un governo per le riforme e di legislatura, con l'obiettivo di «fare cose fin da domani» e «fino al 2018». Dunque, «dovendo fare un governo di 4 anni, l'aver impegnato due ore e mezzo è un tempo di messa a punto ben investito».
Napolitano non può che «condividere profondamente» l'idea di «tempi brevi» per le riforme e di un esecutivo di legislatura. («la mano sul fuoco in Italia non la possiamo mettere, speriamo che tutto vada per il meglio», si cautela però). E il Capo dello Stato frena gli autori di retroscena a tinte forti: «il mio braccio non è stato sottoposto nè l'altro ieri nè oggi a nessuna prova di ferro». Dunque domani per Renzi il giuramento ed il primo consiglio dei ministri (con il passaggio delle consegne con Enrico Letta, al quale sia Renzi che Napolitano esprimono gratitudine e stima), lunedì il discorso programmatico del nuovo governo al Senato e la fiducia, Martedi la fiducia alla Camera.
«Molto bene la squadra. Il Nuovo Centrodestra non poteva chiedere o desiderare di più. Per l'Italia. #avantitutta, twitta a sua volta il neo ministro dell'Interno, Angelino Alfano, dopo il teso vertice notturno con Renzi, al termine del quale vengono riconfermati nei loro incarichi i ministri Ncd, tranne Quagliariello, e si fa filtrare di aver spuntato il «congelamento» dell'Italicum fino all'abolizione del Senato. All'Economia Renzi alla fine mette il tecnico di area Pd Padoan, Emma Bonino non è nella lista («non ho nulla da dire», esce di scena) alla Farnesina va Federica Mogherini, il più giovane ministro degli Esteri dai tempi di Galeazzo Ciano.
Angelino Alfano vince il match per il Viminale e rinuncia alla vicepremiership, alla Giustizia all'ultimo spunta Orlando, la sorpresa al Lavoro è Poletti. All'Agricoltura il bersaniano Martina, agli Affari Regionali Renzi sceglie Lanzetta, civatiana che gli ha votato contro in direzione. La prima donna ministro alla Difesa è la Pinotti, Madia va alla Pubblica Amministrazione, per la Lorenzin conferma alla Sanità, Giannini la spunta all'Istruzione, doppio incarico per la fedelissima renziana Boschi, con riforme e rapporti con il Parlamento, mentre dai giovani di Confindustria arriva a Palazzo Chigi Federica Guidi.
Età media 47 anni, alto tasso di novità come pretende Renzi e come sottolinea lo stesso Napolitano: «il governo presenta così ampi caratteri di novità da spiegare ad abundantiam il perchè dei tempi lunghi». Graziano Delrio, l'uomo più vicino a Renzi, sarà il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Franceschini viene destinato alla Cultura e l'Udc Galletti all'Ambiente, Lupi confermato alle Infrastrutture.
Otto uomini, otto donne: perfetta parità. Renzi nè è orgoglioso, Napolitano sottolinea invece che «l'impronta del presidente Renzi risulta evidente nei molti nomi nuovi chiamati ad assumere per la prima volta il ruolo di ministri». E il premier più giovane dell'Unione europea, mentre presenta al Paese il suo «governo di speranza», chiosa sibillino «In questa vicenda, per come sono andate le cose, molti di noi si giocano qualcosa di più della carriera, si giocano la faccia».
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