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All'Ars l'esercio dei portaborse: l'M5S ne ha 29

PALERMO. Gli uffici dell'Assemblea stanno  definendo gli elenchi, ma si stima che alla fine i portaborse  dei parlamentari siciliani potrebbero essere circa 150. Un  piccolo esercito cresciuto a dismisura poco prima di Capodanno,  quando i deputati hanno trasmesso i nominativi dei neo-assunti,  approfittando della «finestra» concessa dalla legge sulla  spending review, approvata a metà dicembre: la norma riconosceva  il rimborso, fino a 3.180 euro, ai deputati che avevano assunto  il collaboratore entro il 31 dicembre del 2013 (prima della  norma, il contributo era riconosciuto per generiche spese di  segreteria).   Un corsa contro il tempo, dunque, che ha coinvolto tutti i  gruppi parlamentari, nessuno escluso: dai Cinquestelle al Pd,  dal Pdl all'Udc, dal Mpa-Pds ad Articolo 4, fino al Megafono e  ai Drs. Al centro di aspre critiche, anche attraverso il web,  soprattutto le assunzioni fatte dai Cinquestelle che contano ben  29 portaborse, il doppio rispetto al numero dei deputati (sono  14), più 5 «stabilizzati».     


A innescare le polemiche è stato il vice presidente dell'Ars  Antonio Venturino, espulso dal movimento per non avere versato  parte dell'indennità da parlamentare, che ha riservato un  commento velenoso ai suoi ex compagni: «Quando si fa le  verginelle della politica, occorre avere la coscienza pulita».  Gli M5s, che prima rinunciavano al bonus di 3.180 euro ma adesso  ne beneficiano come gli altri, tuttavia sono gli unici fino ad  ora ad avere pubblicato on line l'elenco degli assunti, che  lavorano in sintonia col gruppo parlamentare.     


Tra i deputati c'è chi ha un portaborse, chi due, alcuni  persino tre: a fine mese trasmetteranno agli uffici i rendiconti  e saranno rimborsati fino al tetto dei 3.180 euro. A pagare sarà  comunque l'Assemblea, prima copriva le generiche spese di  segreteria, adesso copre lo stipendio del portaborse. Molti di  questi collaboratori a Palazzo dei Normanni non si vedono,  alcuni invece seguono il deputato nella sua attività all'Ars.    


In assenza di regole, ai portaborse vengono applicati diversi  contratti; la maggior parte ha firmato un cocopro, ad altri  invece è stato applicato perfino il contratto per prestatore di  lavoro domestico, insomma quello di colf e badanti. Per la  Fiscat-Cisl il portaborse-colf è illegittimo e l'Inps potrebbe  anche aprire delle procedure. «Io ho tre portaborse, assunti  tempo fa e non nell'ultim'ora come i grillini: uno dei miei  collaboratori apre e chiude la mia segreteria politica, guadagna  250 euro al mese», dice il deputato del Nuovo centrodestra,  Giuseppe Milazzo.    


Gli uffici dell'Ars non sono in grado di quantificare ancora  il costo complessivo dei portaborse: a fine mese, quando  riceveranno gli F24 da parte dei singoli deputati,  l'amministrazione avrà un quadro chiaro. Ma la cifra sarà  intorno ai 3 milioni di euro. Altri 4 milioni e mezzo  l'Assemblea li versa per i cosiddetti «stabilizzati»: si tratta  di 86 persone, inquadrate in base a delibere del Consiglio di  presidenza dell'Ars, alcuni oltre vent'anni fa. Questo personale  lavora all'interno dei gruppi parlamentari, il Pd ha anche  installato un rilevatore elettronico delle presenze. I  portaborse, invece, non hanno alcun obbligo di presenza e non  esistono controlli da parte dell'Assemblea, che si limita a  rimborsare i deputati. 

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