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All’Ars contratti da colf pure nel Pd

Oltre ai collaboratori domestici, spuntano un’altra quarantina di dipendenti esterni selezionati dai gruppi

PALERMO. Al lavoro per 40 ore alla settimana, 7 al giorno dal lunedì al venerdì e solo 5 il sabato mentre la domenica è previsto il riposo: ecco il turno di un portaborse-colf. L’ultima frontiera varcata dall’Ars, e svelata dal Giornale di Sicilia, è quella degli assistenti arruolati come «prestatori di lavoro domestico». Sono un numero ancora imprecisato e si sommano ad altre due categorie di dipendenti: gli 86 stabilizzati e gli esperti esterni selezionati dai gruppi parlamentari che a loro volta sono già diventati una quarantina.
I due contratti da colf siglati il 30 dicembre dalla deputata dell’Udc Alice Anselmo prevedono lo stesso numero di ore di servizio ma a un portaborse verrà concesso uno stipendio da 1.660 euro lorde al mese mentre al secondo assistente andranno solo 780 euro (pari a 33,6 euro al giorno e 24 il sabato). È una elasticità che sta alla base della scelta di questi contratti. Al portaborse-colf alcuni parlamentari regionali sono arrivati per salvare un contributo mensile da 3.180 euro destinato prima della legge sulla spending review a finanziare le spese di segreteria (all’interno delle quali figurava anche il portaborse). In futuro a ogni parlamentare verrà concesso un budget da 60 mila euro lordi all’anno per pagare un solo dipendente ma fino alla fine di questa legislatura una norma transitoria salva tutti i contratti in vigore (e il relativo contributo da 3.180 euro) a patto che siano stati siglati prima del 31 dicembre. Da qui la corsa alla contrattualizzazione.
La scelta del contratto da colf è stata fatta anche da deputati di Articolo 4 e Pdl. Marco Falcone la giustifica spiegando che «il deputato non può assumere perchè non può essere sostituto di imposta. L’unica soluzione sono questi contratti che permettono però di assegnare anche mansioni amministrative». Falcone ammette che «altri colleghi nel mio partito hanno scelto per il contratto da colf». Ma poi si spinge a segnalare un problema: «Servirebbe una modifica legislativa a livello nazionale per fare in modo che la figura del deputato possa fare da sostituto di imposta». E la Anselmo sottolinea che «la presidenza dell’Ars non ha dato alcuna indicazione su come inquadrare i portaborse». Giovanni Ardizzone si è però detto contrario ai contratti da colf: «Sono ridicoli».
La contrattualizzazione dei portaborse porterà a una spesa, già prevista nel bilancio dell’Ars, di 3 milioni e 650 mila euro. Dietro questa cifra si nasconde però una giugnla di stipendi e contratti il cui numero finale resta ancora un mistero. Probabilmente si può calcolare una media di due portaborse a parlamentare anche se alcuni (i grillini in primis) hanno scelto di fare accordi da Cocopro e Cococo che valgono meno economicamente ma permettono di moltiplicare il numero di assistenti all’interno del budget da 3.180 euro mensili. Altri hanno optato per il contratto di lavoro da studio professionale: è il caso di Toto Cordaro, ex leader del Pid e ora in Forza Italia che ha assegnato al suo portaborse uno stipendio da 1.700 euro netti. Ci sono poi altri deputati che hanno optato per il contratto della categoria commercio.
Intanto si moltiplicano anche le assunzioni di esperti esterni fatte direttamente dai gruppi parlamentari. Sono già almeno 38: 20 ne hanno fatto i grillini, 3 l’Udc, 5 il Pdl, 3 il Megafono, 4 gli uomini di Leanza e quelli di Musumeci. Verranno pagati attingendo a un fondo da 700 mila euro annui destinato alle spese dei gruppi. Infine ci sono gli 86 dipendenti stabilizzati, entrati nelle scorse legislature e sempre confermati: costano 4,5 milioni e vedono il loro posto minacciato da portaborse-colf ed esterni dei gruppi. Dalla prossima legislatura per pagare tutto questo personale ci saranno solo 4,2 milioni invece degli oltre 8 attuali.

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