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Regione, l'Anci boccia il bilancio: “Sì a esercizio provvisorio”

PALERMO. L'Anci Sicilia boccia il bilancio, approvato ieri dalla seconda commissione dell'Ars, e chiede al Parlamento di non varare la manovra finanziaria e dare l'ok all'esercizio provvisorio per due mesi, pur consentendo la proroga dei contratti dei circa 24 mila precari della pubblica amministrazione in Sicilia e avviando subito dopo un percorso condiviso tra Regione e Comuni su trasferimenti e servizi essenziali per evitare il rischio default, a cui alcune amministrazioni sono esposte, e conflitti sociali.   
L'associazione dei comuni punta il dito contro i tagli operati dal governo ai comuni, che avrebbero consentito di recuperare i circa 300 milioni, necessari a coprire la proroga dei contratti dei precari per un anno. «Avevamo chiesto, inutilmente, un incontro in commissione Bilancio - dice il vice presidente regionale dell'Anci Sicilia Paolo Amenta -. La commissione ha dato l'ok alla proroga dei contratti scaricando sui comuni, nei fatti, il peso economico di questa misura».   
«I 300 milioni di euro per le proroga - prosegue - è stata recuperata riducendo ad appena 60 milioni di euro la quota per investimenti del fondo delle autonomie destinata ai comuni, che fino allo scorso anno era di 180 milioni, dimenticando che questa somma è stata utilizzata dai comuni per pagare la quota capitale delle rate dei mutui. Circa 50 milioni di euro vengono tagliati dal fondo per le politiche sociali, determinando in pratica che per tutto il 2014 i comuni dovranno coprire con risorse proprie il servizio».   
«Con due decreti dell'assessorato regionale alla Sanità - prosegue - si riducono le somme per la riabilitazione e il ricovero di persone disabili e con disturbi psichici, chiamando i comuni a compartecipare con somme proprie; con un provvedimento dell'assessorato alla Famiglia vengono tagliate somme alle associazioni di assistenza a persone indigenti».   
L'Anci punta il dito contro la previsione di azzerare il fondo ordinario delle Autonomie dal 2014, modificando i criteri di riparto per la redistribuzione dell'Irpef prodotta in Sicilia. «È una misura che non tiene conto dei piccoli comuni e della crisi economica: nel 2013 si stima una riduzione del 20% del gettito Irpef e i trasferimenti ai comuni avverranno destinando circa 8,47% dell'imposta».

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