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Province, governo battuto all'Ars No alla proroga per i commissari

PALERMO. Era stato il cavallo di battaglia di Rosario Crocetta che, subito dopo la sua elezione alla presidenza della Regione Siciliana, avvenuta nell'ottobre 2012, invitato in Rai all'"Arena" di Massimo Giletti, aveva annunciato che la Sicilia, prima in Italia, avrebbe cancellato le Province.
Ma proprio sulla madre di tutte le riforme, che aveva contribuito a creare una sorta di alleanza - mostratesi poi effimera - con i 14 deputati del Movimento 5 Stelle, oggi governo e maggioranza sono stati battuti in aula, per un solo voto: 33 a 32, complice lo scrutinio segreto, "i franchi tiratori - spiega Crocetta - e chi si oppone al cambiamento".
La riforma, in realtà, il governo l'aveva avviata mesi addietro, facendo approvare una norma che ha cancellato le elezioni provinciali: mancava però la seconda parte, necessaria all'istituzione dei Consorzi di Comuni in sostituzione delle Province, che si sarebbe dovuta approvare entro il 31 dicembre di quest'anno; ma il termine non è stato rispettato, da qui la necessità di prorogare il mandato dei commissari. Prima della sorprendente bocciatura, in aula l'unico dubbio riguardava i tempi della proroga: due o sei mesi. E su questo c'è stato un lungo dibattito con botta e risposta fra maggioranza e minoranza.
Il voto è partito dall'esame dell'emendamento "più lontano", come si dice in gergo, quello presentato dal centrodestra che chiedeva la soppressione del ddl sulla proroga dei commissari. Voto segreto, e governo subito battuto. A quel punto in aula è scoppiato il caos, con qualche deputato che già esultava: "Sono rinate le Province". Affermazione azzardata: se è vero, infatti, che con lo stop alla proroga dei commissari la riforma si incunea in una strada a rischio, è altrettanto vero che – in base ai primi pareri di giuristi e tecnici - non c'è un ritorno automatico alla condizione di partenza; c'è, invece, una drastica diminuzione dei margini di manovra per governo e maggioranza che adesso hanno 45 giorni di tempo per completare la riforma e istituire i Consorzi di Comuni prima dell'eventuale indizione dei comizi elettorali da parte dei commissari.
Chiusa la seduta, la maggioranza si è riunita in un clima tutt'altro che disteso anche perché a "remare contro" nel corso del lungo dibattito sulla riforma, è stato anche un pezzo dell'Udc, partito che - sulla carta - rappresenta la seconda forza a sostegno del governatore e che per bocca del suo segretario regionale Giovanni Pistorio si dice "in sintonia con Crocetta". Un deputato centrista, Nicola D'Agostino, "sospettato" di aver votato contro la proroga, spiega di aver seguito le indicazioni del governo, ma sarebbe stato tradito dal cattivo funzionamento del sistema elettronico che non avrebbe registrato il suo sì; stesso incidente è stato denunciato da un suo collega di un altro gruppo.
Se il centrodestra esulta per la bocciatura della norma, il segretario regionale di Ncd, Giuseppe Castiglione, pur osservando che "la maggioranza non esiste più", richiama alla responsabilità le forze politiche "per evitare il caos istituzionale: Crocetta - dice - apra un tavolo sulle riforme".
Un invito a tornare al voto, invece, arriva dal M5S: "Speriamo che sia il parlamento nazionale a sopprimere le Province – dice il capogruppo Giancarlo Cancelleri - che per noi restano enti inutili, da abolire".

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