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Renzi rompe la tregua, scintille con Alfano

ROMA. Matteo Renzi "cambia verso", per dirla con Pippo Civati, e da 'amico' del governo, come si era presentato nel match Tv su Sky, è tornato su posizioni a dir poco critiche. Una giravolta repentina: “Con me il Pd volta pagina, la mia forza mi consente di porre tre condizioni al governo (riforme-lavoro-Europa), se le accoglie bene, altrimenti dico addio alla maggioranza”. Un allarmante ultimatum per Letta alla vigilia del rinnovo della fiducia dopo l'uscita di Berlusconi dall'Esecutivo (oggi il premier salirà al Colle per definire con Napolitano tempi e modi del 'passaggio parlamentare' che dovrà sancire la 'discontinuità'). Dopo il bastone, però, Renzi ha mostrato anche la carota: “Sono certo che si faranno le riforme e così si andrà a votare nel 2015”. Il sindaco ha anche voluto pareggiare i conti con Angelino Alfano che ai suoi occhi aveva alzato un po' troppo la cresta dicendo di avere potere di vita o di morte sul governo. Ricordi che “io ho 300 deputati lui solo 30” quindi se si va al voto, io non ho paura ma lui sì perché Berlusconi lo asfalta”.         
Dal 'patto a tre' (Letta-Renzi-Alfano) si è tornati dunque in poche ore sul baratro della crisi? Nulla di tutto questo, ha rassicurato il “mediatore” Dario Franceschini a conoscenza di una “intesa” tra il premier e il sindaco che puntellerebbe l'Esecutivo. “So che Renzi non farà cadere il governo' - ha detto il ministro - ma 'lo pungolerà dall'esterno''.
Intanto Alfano risponde a Renzi. Dopo l'intervista di ieri al candidato segretario Pd su Repubblica, oggi il vicepremier afferma: il sindaco di Firenze non tiri troppo la corda, "perché noi non abbiamo paura di andare a votare. Decida lui se assumersi la responsabilità di far cadere il presidente del Consiglio del suo partito".

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