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Regione, patto Lupo-Crocetta «Rimpasto dopo la Finanziaria»

Vertice a Palazzo d’Orléans. Il segretario: sosteniamo il governo ma a gennaio si cambi

PALERMO. Nel giorno in cui il Megafono lancia la sua sfida al Pd, il presidente Crocetta incontra i vertici del Partito democratico e strappa un appoggio «condizionato». Palazzo d’Orleans potrà contare sui voti dei democratici all’Ars per approvare la Finanziaria, la riforma delle Province e l’istituzione delle città metropolitane ma poi, a gennaio, si dovranno cambiare alcuni assessori.
La faticosa ricerca di nuovi equilibri all’Ars si è giocata ieri su due livelli, uno pubblico e uno dietro le quinte. In mattinata i deputati del Megafono hanno convocato i giornalisti per annunciare che «il movimento non si scioglie, anzi è vivo e vegeto e si sta strutturando nelle varie province». È una risposta indiretta che Nello Dipasquale, Antonio Malafarina, Nino Oddo e Giovanni Di Giacinto, hanno rivolto ai principali alleati. La crisi di governo di fine estate era nata anche per via della richiesta rivolta dal Pd a Crocetta di sciogliere il Megafono, almeno nei consigli comunali. Il movimento del presidente è accusato di essere un concorrente e di presentare candidati che poi sfidano quelli dei democratici. Da qui anche la mossa di Crocetta che ha lasciato il gruppo Megafono all’Ars per aderire proprio al Pd per siglare la recente tregua.
Ma dal 14 dicembre il Megafono scende nelle piazze, a cominciare da Ragusa, per una serie di appuntamenti che arriveranno fino a primavera (a ridosso delle elezioni europee): il titolo delle manifestazioni sarà Il Megafono per il rilancio della Sicilia. «Incontreremo la gente per programmare risposte alle loro istanze su sviluppo, lavoro, agricoltura, trasporti, servizi e ricerca» ha anticipato Malafarina. E Dipasquale ha aggiunto che «ad ogni iniziativa sarà presente Crocetta, che è ancora il nostro leader. Qualcuno pensava di azzerarci o inglobarci, ma si sbagliava. La nostra esperienza resiste». E per Oddo «noi siamo nati per intercettare non i voti degli apparati politici ma il gradimento di professionisti e società civile. Non siamo una succursale del Pd». E Di Giacinto si è spinto fino a dire che «il Megafono non lo può sciogliere neppure Crocetta».
Ma mentre la conferenza stampa era in corso i vertici del Pd (Giuseppe Lupo, Baldo Gucciardi e Antonello Cracolici) erano a Palazzo d’Orleans. «Il presidente ci ha convocati - ha detto il segretario Lupo - per concordare con noi l’agenda che ci porterà a fine anno». L’intesa prevede che si vada avanti, segnala Lupo, «con la riforma delle Province, la creazione delle città metropolitane e la Finanziaria». La tregua fra Pd e presidente reggerà fino a fine anno. E non a caso Lupo ha mostrato tutta la sua diplomazia di fronte agli annunci del Megafono: «Prendo atto che da quando Crocetta si è iscritto al gruppo Pd, il Megafono è un soggetto distinto e distante da noi. Possono fare quello che vogliono, in fondo i deputati non hanno un estrazione del Pd e provengono da altri partiti. Ciò che ci infastidiva è la doppia militanza».
Lupo prova a mettere in agenda anche la riforma dell’acqua pubblica e i precari. Ma la tregua è comunque sottoposta a condizione: «Per noi - spiega Lupo - non è cambiato nulla. Non riteniamo di essere rappresentati in giunta da questi assessori. E chiediamo a Crocetta di mantenere l’impegno di discutere a gennaio di un rafforzamento politico del governo. Altrimenti restiamo fuori dal governo e dalla maggioranza e sosteniamo solo i provvedimenti che ci convincono».
E ieri anche Lino Leanza, leader di Articolo 4, ha incalzato Crocetta: «A gennaio, dopo la Finanziaria, è necessaria una messa a punto nel governo sul programma e sugli uomini. Siamo lealissimi con Crocetta e lui sa quali assessorati funzionano e quali no».

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