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Allarme Riscossione Sicilia: buco da 60 milioni

Perdite di 20 milioni l'anno. L'assessore all'Economia Bianchi si rivolge allo Stato per trovare soluzioni

PALERMO.  Debiti pari a 60 milioni di euro accumulati fino al 2012 con alcuni fornitori a fronte di 220 milioni di crediti «bloccati» e perdite annue per circa 20 milioni di euro rischiano di far saltare Riscossione Sicilia Spa, la società controllata dalla Regione siciliana (99,885%) e in quota minore da Equitalia (0,115%), che si occupa di gestire la raccolta dei tributi e delle altre entrate nell'isola.   
A far scattare l'allarme dei conti è stata l'audizione, stamani in commissione Bilancio dell'Ars, dei dirigenti di Riscossione Sicilia, che hanno tracciato un quadro finanziario della società abbastanza complicato.
Il governo Crocetta sta correndo ai ripari: l'assessore all'Economia, Luca Bianchi, sta aprendo una interlocuzione con lo Stato per arrivare ad una soluzione tampone entro qualche giorno, in attesa che il governo Letta completi la normativa di settore che riguarda appunto le società di riscossione per quanto riguarda la remunerazione delle attività, al momento basate sull'aggio calcolato sul riscosso.   
Il rischio che il governo e la commissione Bilancio vogliono scongiurare è che qualche creditore possa adire le vie legali, facendo precipitare la situazione. «Abbiamo un progetto e alcune idee, dobbiamo però prima discutere con lo Stato sul percorso individuato», affermano dall'assessorato all'Economia della Regione siciliana.   
Nella relazione ai commissari del Bilancio, Lucia Di Salvo, presidente del Cda della società, ed Ermanno Sorce, direttore generale di Riscossione Sicilia, hanno fatto il punto sulle difficoltà in cui si trova a operare la società, che fino a qualche tempo fa aveva in organico circa mille dipendenti e che al primo gennaio del prossimo anno ne avrà 715.

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