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Precari, scoppia la rivolta contro il piano del ministero

Critiche dall’Anci: «Anche le proroghe saranno difficilissime». I sindacati: “La lista unica non è la soluzione”

PALERMO. Schiacciati da paletti troppo restrittivi imposti da Roma, la soluzione per salvare i 18 mila precari degli enti locali siciliani potrebbe arrivare da una legge regionale che il governo punta ad approvare all'Ars entro la fine dell'anno. La norma istituirebbe un albo unico dal quale attingerebbero i Comuni, che consentirebbe di superare alcuni vincoli stabiliti dalla normativa relativi ad esempio alla spesa per il personale. È l'ultima carta giocata dal governo regionale per prorogare i contratti dei lavoratori in scadenza al 31 dicembre e avviare i percorsi per le stabilizzazioni. Ma sindaci e sindacati ritengono non praticabile la strada suggerita da Roma e intrapresa da Palazzo d'Orleans perché, dicono, i Comuni hanno ridotti spazi di manovra a causa del patto di stabilità, ovvero dei vincoli alla spesa imposti da Roma.
L'allarme è scattato con la stesura del decreto sulla Pubblica amministrazione approvato ieri in Senato. Per il ministro Gianpiero D'Alia «il testo affronta con coraggio emergenze sociali non rinviabili. Rispondiamo a due ingiustizie: quella dei contrattisti, ai migliori dei quali diamo una speranza di assunzione stabile attraverso selezioni riservate, e quella dei vincitori di concorso, verso cui lo Stato non ha onorato l'impegno preso di inserirli nelle amministrazioni». Ma la particolare situazione siciliana rende più difficili questi percorsi. Ne ha parlato ieri l'assessore regionale alla Funzione pubblica, Patrizia Valenti, durante il telegiornale di Tgs spiegando che «il testo del decreto è rivolto a tutti i precari d'Italia e non è favorevole alla situazione siciliana. Ma le proroghe ai contratti si possono fare. I Comuni non devono aver sforato il patto di stabilità ed è necessario che ci siano dei posti vuoti in pianta organica. A tal fine stiamo lavorando a una norma per favorire i prepensionamenti anche negli enti locali».
Ma Paolo Amenta dell'Anci Sicilia, spiega che «senza una deroga al patto di stabilità, anche le stesse le proroghe saranno difficilissime. C'era un accordo tra Roma e la Sicilia secondo il quale le somme per pagare i precari sarebbero dovute derivare da risparmi e tagli alla spesa. Ciò non è però avvenuto».
Non a caso la Cisl, che per voce di Maurizio Bernava e Gigi Caracausi, chiede di «obbligare sindaci e amministratori locali a recuperare risorse, tagliare sprechi in via amministrativa e confrontarsi col sindacato per ridurre, ente per ente, ogni fattore di deficit». La soluzione, secondo l'assessore Valenti, potrebbe arrivare dall'istituzione del bacino unico: «In questo modo avremo una lista che ci consentirà di agire con maggiore flessibilità. Ma serve una legge e il nostro obiettivo è approvarla entro l'anno». Ma Claudio Barone della Uil Sicilia ritiene che questa «graduatoria regionale degli Lsu non risolverebbe il problema, rimangono tutti i vincoli che impediscono le assunzioni». E la Cgil, con Michele Pagliaro, paventa «il rischio di impugnativa del Commissario dello Stato di un'eventuale provvedimento costruito su quei presupposti».
Sindaci e organizzazioni dei lavoratori sono sul piede di guerra. Totò Burrafato, primo cittadino di Termini Imerese, chiede che «Crocetta e D'Alia facciano piena chiarezza sul futuro dei precari siciliani». Restano poi irrisolti diversi nodi, tra cui quello dei 650 precari del Comune di Palermo che il 31 ottobre protesteranno davanti a Palazzo delle Aquile. Lo ha reso noto Nicolò Scaglione, segretario aziendale per il Comune di Palermo della Cisl Fp Palermo Trapani.

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