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Ars, norma dimezza i compensi ma solo per gli assessori tecnici

I grillini contro il provvedimento approvato in commissione. Cancelleri: «Così i deputati resteranno i più ricchi d’Italia»

PALERMO. Per se stessi hanno pensato a un taglio soft delle buste paga senza rinunciare a contributi extra ancora da quantificare. Ma per i 12 (mai amati) assessori tecnici i parlamentari dell’Ars hanno tirato fuori il massimo del rigore mettendo a punto una norma che quasi dimezza i compensi.
Così il Parlamento sfrutta la legge sui tagli agli stipendi per la resa dei conti con gli assessori di Crocetta. In attesa del voto dell’Aula, il provvedimento della commissione Spending review presieduta da Riccardo Savona, prevede che gli assessori tecnici guadagnino il 20% dell’indennità dei deputati. Per determinare questa indennità servono numerosi passaggi matematici: il risultato porta a 6.647 euro lordi al mese che al netto diventano meno di 4 mila. A questi gli assessori tecnici aggiungeranno solo una indennità di funzione che dovrebbe aggirarsi sui 1.500 euro lordi (come quella che avrà un presidente di commissione mentre oggi incassano quella da 3.400 euro che riceve il vicepresidente dell’Ars). Un assessore tecnico non supererà così i 5 mila euro netti mentre oggi arriva a circa 9.900 euro netti: un modo per scoraggiare ingressi in giunta di non politici visto che la restrizione non si applica ai deputati che diventano assessori. La commissione presieduta da Riccardo Savona ha approvato questa norma col parere favorevole di tutti i partiti tranne i grillini. Agli assessori tecnici è stata anche tolta del tutto la diaria, che vale per un onorevole 3.500 euro netti al mese. Non è una differenza di poco conto perchè la commissione, in nome dell’Autonomia, non ha recepito il decreto Monti e ha genericamente deciso che un deputato guadagnerà il 20% di un senatore. Ma un onorevole sommerà 10.385 euro di indennità base a 3.500 di diaria e taglierà da qui il 20%. Il risultato fa 11.108 euro lordi, che al netto oscillano fra gli 8 e 9 mila euro a seconda di una serie di parametri esentasse ancora da stabilire.
Ma in tutta Italia Monti ha ridotto i compensi dal primo gennaio impedendo che un consigliere regionale guadagni più di 11.100 euro lordi. I deputati dell’Ars che ancora oggi sono i più ricchi (percepiscono 11.781 euro netti bonus esclusi) continueranno a scavalcare i paletti nazionali. Come? Lo spiega il grillino Giancarlo Cancelleri: «La norma proposta da Savona nulla dice sulle indennità di funzione che si sommano agli stipendi per il solo fatto di guidare una commissione o fare parte del consiglio di presidenza dell’Ars. Rimette la quantificazione a una futura delibera dello stesso consiglio di presidenza». In più, spiega Cancelleri, Savona propone di sopprimere l’assegno di solidarietà (la liquidazione) «ma questo vuol dire che la trattenuta di circa 700 euro che ci veniva fatta mensilmente sarà restituita in busta paga».
Infine, Cancelleri svela anche che «il decreto Monti prevede che per finanziare i gruppi debbano essere erogati 5 mila euro all’anno per ogni deputato più una torta da 250 mila euro da dividere fra i vari gruppi. Ma la proposta di Savona prevede solo di ridurre del 20% la vecchia spesa destinata ai gruppi. Non è la stessa cosa perchè con la norma di Monti si scenderebbe da 2.600.000 euro a 700 mila mentre con quella proposta dai deputati dell’Ars si scenderebbe solo fino a 2 milioni circa. In più viene previsto un altro contributo annuo per pagare i dipendenti dei gruppi. E l’Ars fornirà ai partiti tutte le dotazioni logistiche e strumentali sgravando i relativi bilanci interni».
Per i grillini, che già rinunciano a gran parte del loro stipendio trattenendo solo 2.500 euro più le spese, occorre recepire il decreto Monti: «L’Ars ha perso solo tempo. La norma proposta rinvia a decreti interni troppo facilmente modificabili. Così i deputati resteranno i più ricchi d’Italia».
La norma approvata dalla commissione di Savona non piace al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che ha auspica «modifiche prima del voto finale». Gli uffici della presidenza temono che la legge possa essere cassata dal Commissario dello Stato perchè non prevede il recepimento del decreto Monti sganciando così la Sicilia dal resto d’Italia. E ieri anche il Pd, col capogruppo Baldo Gucciardi, ha annunciato «emendamenti per far sì che si arrivi al recepimento del decreto Monti. L’autonomia siciliana non deve servire a difendere i privilegi».

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