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Frattura con Alfano, Berlusconi: "Il Pdl voti la sfiducia"

ROMA. La strada che porta alla rottura tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano appare segnata. L'ex premier ha chiamato a raccolta a palazzo Grazioli per un vertice fiume tutti i big del Pdl per sondare, alla vigilia del voto di fiducia sul governo, l'umore dei suoi dirigenti. Ed avviare una sorta di conta interna su chi è con lui e chi si prepara a diventare dall'oggi al domani un traditore. Manca proprio il ministro Dell'Interno, che rimane a Palazzo Chigi con tutta la delegazione del Pdl al governo. Ma poi decide per l'affondo, nessun passo indietro, regolamento di conti con i traditor e voto di sfiducia contro il governo Letta. Che il Cavaliere avesse ormai deciso di andare fino in fondo lo dimostra non solo la decisione di scongelar e diramare nel pomeriggio una lettera al settimanale Tempi basata su un duro attacco a Letta e Giorgio Napolitano in cui l'ex capo del governo ribadiva la decisione di staccare la spina all'esecutivo ma, se questo non dovesse bastare a descrive la situazione, il Cavaliere sempre nel pomeriggio avrebbe rincarato la dose in un'intervista al settimanale Panorama che oggi dovrebbe fornire delle anticipazioni. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, mandando a monte il tenue spiraglio di poter proseguire una trattativa sarebbe stata la decisione di Enrico Letta di respingere le dimissioni dei ministri del Pdl. Raccontano che l'ex capo del governo sarebbe andato su tutte le furie accusando apertamente Angelino Alfano di tradimento. Consapevole del fatto che il suo delfino ormai si considera fuori da un partito in cui fatica a riconoscersi, Berlusconi si prepara a studiare la controffensiva che si baserà proprio sulla denuncia dei traditor: Io posso andare anche all'opposizione - è il ragionamento fatto con i fedelissimi - ma da domani sarà la guerra. Non risparmierò un colpo contro chi ha voluto spaccare il partito«. Un gesto quasi disperato dettato anche dal rancore verso uno dei suoi uomini di fiducia. A nulla sono servite le trattative che dalla mattina sono andate in scena a via del Plebiscito per convincere Alfano a fare un passo indietro, ricucendo lo strappo in cambio di un ruolo forte dentro la nuova Forza Italia: Lascia il governo - gli avrebbe detto il Cavaliere - tanto ha vita breve, andiamo al voto con tu che guidi Forza Italia. Proposta però che non avrebbe convinto il diretto interessato che a sua volta avrebbe controproposto all'ex capo del governo (forte anche del sostegno di Gianni Letta per nulla favorevole alla decisione di staccare la spina all'esecutivo) di tornare sui suoi passi, votare la fiducia al governo, ed evitare così spaccature. Già perchè al di là delle voci pare che i numeri giochino a favore di Alfano. Al Senato come alla Camera sarebbero pronti già i nuovi gruppi Nuova Italia pensati per accogliere i transfughi del Pdl che, stando alle stime, dovrebbero crescere a dismisura nel caso Letta ottenga la fiducia. Insomma la frattura appare ormai inevitabile con un Cavaliere che fino all'ultimo ha provato ad alzare la posta con palazzo Chigi: sono pronto a riaprire la trattativa con un nuovo programma di governo che abbia come punto centrale la non retroattività della legge Severino. Proposta considerata irricevibile non solo per il capo del governo ma anche per il  Pd.  Ed è proprio dal voto sulla decadenza che il Cavaliere prepara lo show mediatico, pronto a gridare al golpe e attribuendo innanzitutto la colpa del ribaltone a Giorgio Napolitano: Ormai mi vuole morto politicamente e ha fatto di tutto per riuscirci. Intanto, ritornano le voci di una discesa in campo di Marina, la figlia del Cavaliere, che potrebbe prendere le redini della nuova Forza Italia depurata dai traditori.

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