PALERMO. Crocetta non trova sponda a Roma. Anzi, il Pd di Epifani sarebbe orientato a chiudere in fretta il dossier Sicilia, ratificando la delibera della direzione siciliana del partito che ha tolto il sostegno al governo, invitando gli assessori che lo rappresentano a dimettersi anche se al momento i quattro resistono nonostante il partito sia stato chiaro: se non si dimettono sono fuori dal Pd. Il primo a rispettare l'ordine di scuderia potrebbe essere Luca Bianchi, delega all'Economia. Dopo aver parlato oggi a Roma con Pierluigi Bersani («con lui una birra tra amici», chiarisce), che lo aveva proposto a Crocetta, Bianchi fa capire che la sua esperienza in Sicilia si sta avviando al capolinea. «Non governerò senza l'appoggio convinto del Pd, le cui determinazioni, essendo un semplice iscritto, peraltro a Roma, non posso contribuire a determinare», dice. E «in questo quadro» avverte l'ex responsabile dello Svimez, «credo che al momento manchino le condizioni politiche per far fronte alla difficile manovra economica e finanziaria che ci aspetta nelle prossime settimane».
Bianchi ammette che «sono ore difficili di riflessione», «ma i tempi di chi si assume responsabilità istituzionali non si possono determinare del tutto autonomamente». Nella tabella di marcia che si è dato c'è il sapore dell'addio. «Domani sarò in giunta, per onorare l'impegno assunto in prima persona, e in nome del presidente Crocetta, nei confronti dei comuni siciliani, per apportare una variazione di bilancio» poi «venerdì mattina, in una conferenza stampa, trarrò il bilancio di questi ultimi giorni passati e comunicherò le mie decisioni su quelli a venire».
Intanto la missione romana di Crocetta, che è stato ricevuto dal presidente del Senato Piero Grasso, non è servita a stemperare gli animi col partito. L'incontro con Epifani non c'è stato. «Epifani è al corrente dei problemi col partito siciliano, gliene ho parlato tempo fa», afferma il governatore pronto a chiedere aiuto al segretario per «cambiare la Sicilia» perchè «gli interessi del popolo vengono prima degli interessi delle lobbies di partito». «Io non mollo la Sicilia - avverte - l'isola non può essere commissariata dai mandarini del partito, sicuramente la base del Pd fa il tifo per me e c'è un gruppo dirigente che non lo vuol capire».
Nella partita tra Pd e governo si inserisce il centrodestra, dove cresce il consenso attorno alla proposta di un «patto istituzionale» tra partiti o all'applicazione in Sicilia del «modello Letta», lanciata dal pidiellino Vincenzo Vinciullo. Nell'aula dell'Assemblea, il capogruppo del Pid-Grande Sud, Toto Cordaro, ha assicurato che «l'opposizione responsabile sarà pronta a un dibattito costruttivo col presidente Crocetta sui provvedimenti urgenti che servono alla Sicilia». E in questo clima, proprio all'Ars è arrivato il primo siluro al governo Crocetta dopo appena 48 ore dallo strappo: a confezionarlo è stato il Pd che assieme ai Cinquestelle è riuscito a far approvare un disegno di legge che fa decadere le nomine del governo nell'Irsap, l'Istituto per lo sviluppo guidato da un esponente di Confindustria che dovrà lasciare la presidenza, così come l'intero Cda, entro sei mesi.
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