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Crocetta e Pd Sicilia ai ferri corti: «Il potere mafioso ci vuole far saltare»

PALERMO. A meno che i pontieri non riescano a fare un miracolo, la direzione regionale del Pd, in programma lunedì a Palermo rischia di trasformarsi in una bolgia. Tra il governatore e un pezzo della classe dirigente dei democratici la tensione è alle stelle, con una corrente, quella Crisafulli-Capodicasa che, secondo Crocetta, sarebbe pronta a
chiedere al partito di togliere il sostegno alla giunta.


Il nervosismo cresce di ora in ora e dal livello politico si rischia di finire persino nelle aule di Tribunale: lo minaccia l'ex eurodeputato Luigi Cocilovo, infastidito per essere stato
chiamato in causa da Crocetta come uno dei dirigenti che qualche mese fa gli avrebbe fatto pressioni per inserire nell'esecutivo Walter Bellomo, l'esponente dem arrestato nei giorni scorsi nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Firenze sulla Tav.


Il clima, insomma, è rovente.  In ballo non c'è solo il governo, ma anche la partita congressuale, col segretario regionale Giuseppe Lupo (in scadenza di mandato) che da mediatore tra falchi e Crocetta, è passato nelle ultime settimane al contrattacco, facendosi portatore dei malumori sempre crescenti tra ex Ds ed ex Margherita nei confronti del presidente della Regione.


Il confronto così si è sposato dal rimpasto in giunta, con la sostituzione di due-tre assessori osteggiata da Crocetta in tutti i modi, alle accuse e ai veleni. Così il segretario Lupo
ha deciso di disertare la festa in corso del 'Megafonò («perchè organizzata in contrapposizione con l'Assemblea del Pd»),  mentre il movimento di Crocetta giura fedeltà al Pd (ma su di esso rimane in sospeso il giudizio dei Garanti nazionali).


E mentre i fari sono puntati sulla direzione di lunedì e  sul vertice di maggioranza convocato il giorno seguente (anche in questo caso suscitando le critiche di un pezzo di Pd), ci pensa ancora una volta Crocetta a sparigliare. «Io mi sono candidato a presidente per fare la rivoluzione, mi rendo conto che il potere reale non sta nel governo ufficiale della cosa pubblica, ma in tanti altri poteri, compreso quello mafioso che non scherza
affatto e che ci vuole fare saltare», denuncia il governatore che fa appello al suo Pd: «Non mi può lasciare solo, deve aprire un tavolo di confronto, e io sono qui, pronto a discutere, a chiarire, a guardare insieme i rischi dell'isolamento dell'azione di governo, che è difficile e
rischiosa».


Parole che che non raffreddano gli animi, anzi. Lupo smentisce di aver proposto Bellomo come assessore e reputa «offensiva per l'intero Pd» , la definizione di «partito degli scandali». E riferendo al governatore controreplica: «Forse spera, buttandola in rissa, di evitare il confronto politico con il Pd e si sbaglia: ne parleremo lunedì in direzione», avverte il segretario. Toni che ricalcano quelli di un altro big, il deputato regionale Antonello Cracolici, citato ieri da Crocetta a Catania insieme a Bellomo e Franco Rinaldi, il deputato-questore indagato nell'inchiesta sulla formazione professionale ed esponente dell'area Innovazioni di Francantonio Genovese (suo cognato), anche lui indagato nella  stessa inchiesta.


«Non consento a Crocetta di fare allusioni sul mio conto - incalza Cracolici - la mia moralità pubblica e privata può solo essere modello di vita per lui e per i suoi sodali».

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