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Ex Pip, per settecento soldi senza lavoro: nessuno li vuole

La Regione: non riusciamo a trovare un ente disposto ad assumerli. Un caso pure sull’assicurazione Inail

PALERMO. Si ferma di nuovo l’impiego degli ex Pip di Palermo. Nessun ente pubblico è disposto ad assumere gli ultimi 700, che per ora restano a casa pur percependo l’assegno sociale del valore compreso fra i 500 e i 700 euro. Riesplode così il caso dei 3 mila operai precari che costano 36 milioni annui: una volta impiegati dal Comune di Palermo, sono poi passati nell’orbita della Regione che da giugno prova a impiegarli.
I 700 esuberi
La tabella di marcia stilata a fine agosto prevedeva che entro metà settembre tutti sarebbero tornati in servizio. Ma, fra mille polemiche per i ritardi, l’assessorato al Lavoro ieri ha ammesso che le difficoltà aumentano: «Abbiamo già trovato posto a circa 2 mila ex Pip - ha spiegato la dirigente, Antonella Bullara - e presto potremo avviare al lavoro gli altri. Ma non tutti, per 700 non c’è proprio posto. Non riusciamo ancora a trovare un ente pubblico che ne richieda l’impiego. E purtroppo la legge impedisce di assegnarli a privati». Anche se non trovassero impiego, gli ex Pip continuerebbero a percepire l’assegno sociale almeno fino a fine anno.
I lavoratori sospesi
E i problemi non riguardano solo i precari che attendono di essere avviati al lavoro. Ieri sono stati sospesi molti di quelli che avevano già trovato un impiego. E questa volta sono stati gli stessi uffici della Regione a non far lavorare i precari perchè privi di copertura assicurativa. Un caso che ha portato la tensione a livelli altissimi, al punto da spingere l’assessore al lavoro Ester Bonafede a convocare d’urgenza un vertice. Di buon mattino i 93 ex Pip che l’assessorato regionale al Lavoro aveva assegnato due settimane fa all’assessorato all’Ambiente sono stati fermati all’ingresso degli uffici: «Ci è stato detto - racconta Marianna Caviglia - che non possiamo più lavorare fino a quando non sarà stata attivata l’assicurazione Inail. I dirigenti dell’assessorato all’Ambiente ci hanno solo chiesto il numero di telefono spiegandoci che saremo chiamati quando il problema sarà risolto. Ma noi lavoravamo già da 15 giorni, perchè il problema si pone solo ora?». E Maria Grazia Guttuso, altra precaria sospesa ieri, aggiunge: «Noi vogliamo lavorare, non restare a casa incassando i 720 euro di assegno sociale. Anche perchè se lavoriamo la Regione deve integrare l’assegno con altre 200 euro».
Francesca Chinnici, dirigente dell’assessorato all’Ambiente, conferma che «senza della polizza Inail non possiamo far lavorare questo personale. Lo abbiamo già segnalato all’assessorato al Lavoro e attendiamo direttive». La stessa emergenza - la mancanza dell’assicurazione Inail - era stata segnalata nei giorni scorsi dalle scuole (ultima in ordine di tempo la Leonardo Sciascia) e da altri enti pubblici a cui erano stati destinati i primi mille precari, molti dei quali sospesi in attesa di direttive dalla Regione. Un problema nato - racconta il comitato Emergenza Palermo, che raggruppa gran parte degli ex Pip - da un infortunio in cui è incappato un Pip nei giorni scorsi.
L’irritazione dell’assessore
Ma ieri l’assessore al Lavoro, Ester Bonafede, ha replicato sostenendo che il problema può ritenersi superato: «Avevamo già mandato una direttiva a tutti gli enti utilizzatori spiegando che l’assicurazione Inail poteva essere attivata a spese nostre. L’unica cosa che devono fare è aprire la pratica, poi paghiamo noi. Abbiamo già creato un apposito capitolo di bilancio. Scriveremo un’altra direttiva ma bisogna evitare che i problemi vengano strumentalizzati».
Il no dei sindaci
Anche il sindaco di Capaci, Sebastiano Napoli, ha sospeso i 12 Pip che gli erano stati assegnati un paio di settimane fa. Ma la motivazione è diversa: «Ci siamo posti il problema - spiega Napoli - della natura giuridica di questi lavoratori. Se fossero considerati Lsu, a fine anno potrebbero avanzare pretese di stabilizzazione al pari degli altri 70 precari del Comune. E poichè abbiamo già difficoltà a coprire spese per un milione e 300 mila euro, non possiamo rischiare di dover assumere altre 12 persone». È un problema, rileva la Fisascat Cisl con Mimma Calabrò, che c’è anche in altri Comuni: «Si sta innescando una guerra fra poveri, cioè fra diverse categorie di precari. Manca un piano organico e produttivo per gli ex Pip e siamo ancora più preoccupati perchè si avvicina la scadenza di fine anno». E il comitato Emergenza Palermo chiede un incontro ai vertici della Regione. Ma anche in questo caso la Bonafede ritiene strumentali gli intoppi: «Abbiamo scritto ai sindaci che ci hanno posto il problema assicurando che senza alcun dubbio l’utilizzazione di queste persone in attività socialmente utili non determina l’instaurazione di un rapporto di lavoro nè di altri obblighi».    

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