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D’Alia-Crocetta, patto sui precari siciliani

PALERMO. L’intesa politica c’è già, le soluzioni tecniche saranno studiate nei prossimi giorni. Il ministro per la Pubblica amministrazione, Gianpiero D'Alia, e il presidente Rosario Crocetta hanno gettato le basi per arrivare a modifiche del decreto sulla stabilizzazione dei precari. Un tavolo tecnico fra funzionari del ministero e della Regione lavorerà a un pacchetto di norme che permetteranno di superare alcuni degli ostacoli attuali ampliando la platea di chi sarà assunto. È la sintesi del vertice, che ha sancito anche il nuovo feeling fra Crocetta e l’Udc.
Al termine dell’incontro D’Alia ha diffuso una nota in cui, annunciando la creazione del tavolo tecnico, anticipa che l’obiettivo è «approfondire gli effetti delle norme per la Regione e studiare la possibilità di intervenire, in sede di conversione del decreto, con misure specifiche che vadano nell'ottica di valorizzare l'Autonomia siciliana.
Fuori dalle note ufficiali, Crocetta ha illustrato la direzione in cui si lavora: superare il limite del patto di stabilità a cui i Comuni devono sottostare per avviare le stabilizzazioni e ampliare la platea di quanti possono ottenere il posto fisso senza passare dal concorso. Il presidente ha precisato che «il problema del patto di stabilità può essere risolto accompagnando la stabilizzazione a un piano di rientro dal deficit». È uno dei passaggi cruciali che fino a ora hanno fatto temere a sindaci e sindacati che le norme nazionali in Sicilia non risolveranno il problema: assumendo infatti molti Comuni sforerebbero il patto di stabilità e i limiti di spesa destinati al personale. «Per abbassare la spesa - ha aggiunto il presidente - si può stabilizzare con contratti part time».
Per quanto riguarda invece la platea dei precari che aggireranno l’ostacolo del concorso, Crocetta ha detto che «per le fasce più basse, la A e la B, si può assumere più facilmente». Anche se la maggior parte dei precari dei Comuni, 18.500 in Sicilia, sono in fascia alta (C e D) e dunque gli assunti dovrebbero accettare un demansionamento, come ricordano i sindacati. Crocetta ha aggiunto ieri che «parlerò con Cgil, Cisl e Uil per cercare di trovare insieme soluzioni».
Ma il passaggio di ieri a Roma ha soprattutto un valore politico. Crocetta si sbilancia già fino a promuovere il testo di D’Alia malgrado le critiche di sindaci, sindacati e Pd: «Il decreto ha il merito di tornare a parlare di stabilizzazioni e permettere le proroghe automatiche anche oltre il prossimo 31 dicembre». La filosofia di base resta al momento quella di assegnare un triennio alle amministrazioni per sistemare le piante organiche, avviare i concorsi (riservando la metà dei posti ai precari attuali) e nell’attesa prorogare gli attuali contratti. Gli aggiustamenti devono però arrivare in fretta perchè i Comuni che non riusciranno neppure ad avviare i piani di stabilizzazione rischiano di non poter nemmeno prorogare gli attuali contratti a fine anno.
Lino Leanza, ex assessore e fondatore di Articolo 4, sposa la linea individuata da Crocetta e D’Alia e propone di allargare il tavolo tecnico ai sindaci.
Ma a ritenere insufficiente il piano è il Pdl, che pure a Roma sarà chiamato a esprimersi su un provvedimento del governo di cui fa parte. Ma la deputazione siciliana annuncia battaglia: «Mi sembra che non si stiano affrontando i veri nodi dei problemi del lavoro in Sicilia - anticipa il coordinatore Giuseppe Castiglione -. La nostra proposta è quella di individuare parametri standard per i precari che ogni Comune può stabilizzare. Tutte le eccedenze dovrebbero finire in un bacino unico, garantito, che attraverso la mobilità può trovare posto dove si creeranno spazi. Inoltre non si può non individuare deroghe al patto di stabilità su base regionale, altrimenti nell’Isola nessun sindaco potrà avviare i piani di stabilizzazione». L’ipotesi di un bacino unico garantito era stata avanzata anche dalla giunta mercoledì, ma ieri ha perso quota dopo il vertice fra D’Alia e Crocetta.

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