ROMA. "Berlusconi condannato perchè sapeva". Il giudice Antonio Esposito, il presidente del collegio che ha inflitto in via definitiva a Silvio Berlusconi quattro anni nel processo Mediaset, rilascia un'intervista. E riaccende la miccia del conflitto tra Pdl e magistrati, finendo nell'occhio del ciclone. Perchè al Mattino, in un colloquio che però smentisce come «manipolato», il giudice sembra anticipare le motivazioni della sentenza. Un atto «inopportuno» da cui la Cassazione prende le distanze, mentre interviene il ministro Cancellieri.
È stato per giorni sotto i riflettori, il presidente della sezione feriale della Cassazione. Le tv di tutto il mondo lo hanno immortalato mentre leggeva la sentenza di condanna al Cavaliere. Ma proprio quando i riflettori sembravano spegnersi, Antonio Esposito commette quello che l'Anm e la stessa Cassazione definiscono un errore di 'opportunita«. Rilascia un'intervista al Mattino di Napoli, in cui difende la necessità di celebrare il processo contro Berlusconi in tempi brevi per evitare la prescrizione e annuncia che si difenderà nelle sedi competenti dalle polemiche nei suoi confronti. Ma soprattutto, afferma che il leader del Pdl è stato condannato "perchè sapeva" e "non perchè non poteva non sapere". "Tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva, non potevi non sapere, perchè Tizio, Caio e Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito«, è la frase che gli viene attribuita. E che scatena un putiferio. Il passaggio, inserito all'interno di un colloquio concesso su temi generali e mai attinenti alla sentenza, è stato completamente inventato, smentisce subito il magistrato.
Ma il direttore del Mattino, Alessandro Barbano, replica che l'intervista è letterale e che esiste una registrazione (poi pubblicata in serata sul sito del giornale) : "Non c'è alcuna aggiunta nè interpretazione", assicura il quotidiano. E mentre va avanti il botta e risposta, in tarda mattinata, già sono a verbale i commenti di fuoco di mezzo Pdl. "Gravi", "incomprensibili", "false", vengono definite le parole di Esposito. Siamo trasecolati, afferma Fabrizio Cicchitto. Siamo al deposito delle motivazioni in edicola. Senza parole, commenta il ministro Gaetano Quagliariello. È questa l'ennesima prova, sostengono i pidiellini, dell'accanimento giudiziario contro Berlusconi. I capigruppo Brunetta e Schifani diramano una nota congiunta per sottolineare che questo "infortunio, gravissimo, conferma l'ineluttabilità di una riforma che ponga fine alla sfibrante contrapposizione tra giustizia e politica".
Fonti della Cassazione e anche l'Anm osservano che l'intervista pur essendo "inopportuna", "non inficia" il verdetto. Ma i consiglieri laici del Csm di area Pdl chiedono si apra una pratica sul comportamento del giudice e i pidiellini Michaela Biancofiore e Saverio Romano si spingono a sostenere che ci sono gli estremi per la revisione del processo. Interviene anche il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, che chiede chiarimenti al presidente della Suprema Corte, Giorgio Santacroce, il quale prende atto della smentita di Esposito, ma definisce l'intervista comunque in sè inopportuna. Lui, il magistrato, torna a difendersi con una nota in cui ricostruisce la dinamica del colloquio manipolato. Ma intanto insorgono gli avvocati del Cav. "È un fatto inaudito", dice Franco Coppi. E Niccolò Ghedini dichiara che "gli organi competenti dovranno urgentemente verificare l'accaduto, che non potrà non avere concreti riflessi sulla valutazione della sentenza emessa". Non sembra bastare, insomma, una smentita a chiudere il caso.
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