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Berlusconi dal palco di Roma: "Sono innocente, vostro affetto mi ripaga dalle pene"

In via del Plebiscito allestito palco con simboli Pdl e FI

ROMA. Silvio Berlusconi assicura che il  governo Letta «deve andare avanti». Ma, parlando davanti palazzo  Grazioli ai suoi parlamentari ed ai sostenitori dopo la condanna  della Cassazione, in un discorso forte nei toni ma moderato nei  contenuti (al netto di un duro attacco alla magistratura),  lancia un monito forte e chiaro: «Io sono in-no-cen-te. Sono  qui, resto qui. E non mollo».     Dura poco più di un quarto d'ora il 'one man show' di  Berlusconi, da solo con una mise 'all black' sul palco  («abusivo» secondo il comune di Roma; per realizzarlo sono stati  segati pali della segnaletica stradale, con diverse proteste)  sotto gli occhi attenti della fidanzata Francesca Pascale. In  via del Plebiscito ad ascoltarlo e applaudirlo, malgrado la  canicola agostana e l'asfalto infuocato dal sole torrido,  insieme a tantissimi sostenitori (addirittura 25 mila secondo  gli organizzatori) praticamente tutti i parlamentari del Pdl.  Non ci sono invece i membri del governo, con l'eccezione dei  sottosegretari Michaela Biancofiore e Marco Flavio Cirillo. C'è  anche il regista Franco Zeffirelli, che ribadisce il proprio  «affetto all'amico Silvio». Il look per tutti è casual: tranne  Franco Carraro impeccabile in giacca e cravatta, gli altri sono  in maniche di camicia, con Simone Baldelli e Renata Polverini  addirittura in pantaloncini. Tra di loro, assiepati sotto il  palco dove si raccolgono le firme per i referendum radicali  sulla Giustizia, tiene banco il tema dell'incandidabilità  prevista per Berlusconi dalla legge Severino, su cui la prossima  settimana in Giunta al Senato si annuncia battaglia. E fa  discutere l'attacco di Famiglia Cristiana, secondo cui proprio i  suoi dovrebbero chiedergli di «farsi da parte per sempre».  Parole dure che non piacciono a Daniela Santanchè, ma  soprattutto ai cattolici del Pdl, a partire dal ministro  ciellino Maurizio Lupi.      


E in strada c'è la gente: con cartelli e le vecchie bandiere  di Forza Italia che surclassano nel numero quelle del Pdl  qualche migliaio di persone urla a squarciagola 'Libertà!'.  «Questa vostra vicinanza e questo vostro affetto mi ripagano di  tante pene e di tanti dolori attraverso cui sono passato in  questi giorni», dice, dopo l'Inno di Mameli, alla folla il  leader, che alla fine si commuoverà visibilmente. Ma subito  Berlusconi in qualche modo stupisce i presenti con un messaggio  rassicurante nei confronti del governo Letta, probabilmente  caldeggiato dalle 'colombè impegnate nella trattativa per il  dopo. «Abbiamo detto che il governo deve andare avanti ed  approvare i provvedimenti economici».  Fin qui il Berlusconi di governo, che rassicura Letta e  Colle.


Ma poi il leone ruggisce. Urla la propria innocenza tra  gli applausi, che continuano quando sottolinea: «La sentenza mi  punisce indebitamente». E qui l'attacco ai giudici  «politicizzati», che «eliminarono il pentapartito». «La  magistratura fatta di impiegati statali irresponsabili ha  tentato di buttarmi fuori per 20 anni dalla politica, ora hanno  raggiunto il loro traguardo». «Siamo l'unico argine - dice tra  gli applausi - ad un regime illiberale». Ma i suoi, garantisce,  non devono temere: «Voglio farvi una promessa: io sono qui,  resto qui e non mollo. Negli anni che ancora mi restano  continuerò a combattere la nostra battaglia per la democrazia e  la libertà». Parole forti: ma Berlusconi si sente comunque un  uomo dello Stato. Per questo tuona: «Non credo che nessuno possa  venirci a dire che questa è una manifestazione eversiva come in  molti e troppi hanno detto».      Alla fine, mentre stringe centinaia di mani, una lacrima riga  il viso del Cavaliere che torna nel Palazzo e si ferma a lungo  con i suoi. La gente resta ancora per strada, e dopo un'ora  Berlusconi si affaccia per salutarla dalla finestra. La torrida  domenica agostana finisce: ma la lotta, assicura il Cavaliere,  non si ferma. 


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