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Imu-Iva, il Governo frena: tagliarle costa otto miliardi

ROMA. Sembra quasi un invito ai partiti di maggioranza a scegliere tra le varie riduzioni di tasse, quello fatto dal ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni in Senato. Il titolare del Tesoro ha infatti ricordato che costerebbe 8 miliardi l'anno la contemporanea abrogazione dell'Imu, chiesta dal Pdl, e lo stop all'aumento dell'Iva, voluto da tutti.
La realizzazione di queste richieste metterebbe in discussione la priorità delle priorità, sollecitata da imprenditori e sindacali, cioé il taglio delle tasse su lavoro e imprese. In ogni caso Saccomanni ha annunciato che la caccia alle risorse partirà da un taglio delle attuali agevolazioni fiscali, operazione che non sarà indolore. Ancora più tranchant il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato che ammette l'impossibilità dell'aumento che scatterà certamente se il governo non fa nulla. "Se potessi evitare l'aumento dell'Iva sarei l'uomo più felice del mondo ma ad oggi non sono in grado di prometterlo", aggiunge Zanonato che punzecchia il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta: "gli dico che bisogna accettare il principio dell'aritmetica".
Il ministro dell'Economia è intervenuto al Senato dove ha risposto ad una serie di interrogazioni sulle intenzioni del governo a proposito dell'aumento dell'Iva che dovrebbe scattare l'1 luglio, sull'Imu e sui debiti della Pa. Saccomanni ha sottolineato che l'esecutivo si sta muovendo "con estrema cautela nelle politiche fiscali" perché la procedura di infrazione per eccesso di deficit ancora non è chiusa.
In ogni caso l'abrogazione totale dell'Imu sulla prima casa costa 4 miliardi l'anno, tanto quanto il blocco dell'aumento dell'Iva. Su questo punto il governo sta esaminando "tutto il ventaglio delle soluzioni", compresa una sospensione per 3-6 mesi dell'aumento, in attesa di scenari migliori sul piano dell'economia reale e dei conti pubblici. Ma anche, si può intuire, sul piano degli scenari europei visto che prima delle elezioni di settembre in Germania è tutto fermo.
D'altra parte "l'obiettivo rimane quello di ridurre l'imposizione sul lavoro e sulle imprese", il famoso cuneo fiscale. Voler realizzare tutto sembra quindi un libro dei sogni e ai partiti di maggioranza tocca fare delle scelte. Il Pd l'ha già fatta, suggerendo di stoppare l'Iva per sei mesi (il costo è 2 miliardi) e tagliare l'Imu solo alle fasce deboli (altri 2 miliardi). I "falchi" del Pdl hanno incalzato Saccomanni a trovare le risorse per tutto (Renato Schifani, Renato Brunetta e Anna Maria Bernini), in un dibattito che rientra anche nel braccio di ferro interno al partito con l'ala governativa.
Il ministro ha comunque indicato che per coprire queste nuove spese si opererà "essenzialmente attraverso una revisione strutturale dei meccanismi di spesa ed attaccando il capitolo delle agevolazioni di carattere fiscale". Cioé verrà ripreso il Rapporto della Commissione guidata da Vieri Ceriani che ha censito circa 720 diversi tipi di detrazioni fiscali, che comportano una riduzione del prelievo di 254 miliardi. Tra esse ci sono agevolazioni che riguardano le famiglie e sono quindi intangibili, ma l'intenzione è trovare quelle che possono oggi essere considerate superate e dalle quali trovare altri miliardi. Certo le categorie interessate si faranno sentire.
Intanto il Parlamento porta avanti il proprio lavoro. Su input del presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, partirà un lavoro di studio da parte di tutte le commissioni di Senato e Camera sulla "spending review" da compiere nei vari ministeri. Il lavoro verrebbe consegnato al governo in vista delle Legge di stabilità, a ottobre, per evitare che poi nascano contrasti tra esecutivo e parlamento sui tagli da effettuare.

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