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Bianchi: casse vuote, niente nuove leggi

PALERMO. Pronti 140 milioni per pagare i debiti verso le imprese. Ma questi soldi, messi a disposizione dallo Stato, sono gli unici che la Regione può spendere da qui all’estate per nuove leggi o iniziative non previste in bilancio e Finanziaria. Per gli extra in cassa ci sono infatti solo 8 milioni.
Con un decreto firmato qualche giorno fa, il ministero dell’Economia ha assegnato alle Regioni le risorse per far fronte ai debiti verso le imprese. È una seconda tranche di finanziamenti, dopo quelli già concessi ai Comuni. Alla Sicilia un budget di 347 milioni e 132 mila euro: arriveranno in due anni, 140 milioni subito e la parte restante nel 2014. In realtà Palazzo d’Orleans aveva chiesto poco più di 607 milioni ma il ministero si è fermato a 347. In linea con quanto fatto con le altre Regioni: alla Calabria vanno 250 milioni invece dei 500 richiesti, alla Campania quasi un miliardo e mezzo a fronte dei 3 chiesti. Il Lazio aveva chiesto 3 miliardi e 955 milioni e avrà 2 miliardi e 287 milioni. Il Piemonte avrà un miliardo e 107 milioni invece di 2,3.
In generale - spiega l’assessore all’Economia, Luca Bianchi - si tratta di somme che arrivano dalla Cassa depositi e prestiti. E vanno dunque restituite, seppure in 20 anni: «A questo punto - spiega ancora Bianchi - faremo una delibera di giunta per dare copertura al prestito. Poi servirà una legge all’Ars per approvare il piano e inserire le voci in bilancio. Dopo potremo pagare le imprese». Bianchi calcola che la copertura del prestito valga una quindicina di milioni all’anno e che il via ai primi pagamenti possa arrivare entro giugno o poco più: «L’assessorato sta già predisponendo l’elenco delle aziende che riceveranno i soldi. Si tratta anche di imprese che hanno svolto appalti di servizio e non solo opere pubbliche». Nel frattempo anche i Comuni verseranno la loro quota, che ammonta già a 350 milioni frutto di analoghi prestiti autorizzati dallo Stato più una quota variabile a seconda di quanto i sindaci riusciranno a svincolare dal patto di stabilità (è il caso di Palermo e Catania).
L’arrivo dei fondi per le imprese non sblocca però l’emergenza finanziaria della Regione. Ieri Bianchi è stato ascoltato in commissione Bilancio all’Ars. Formalmente si discuteva del futuro dei finanziamenti ai 135 enti una volta inseriti in Tabella H, dopo l’impugnativa del Commissario dello Stato. Il problema è diventato però molto più generale, perchè l’assessore ha detto chiaramente che «da qui a fine luglio non si potrà finanziare alcuna nuova legge di spesa e nessuna nuova iniziativa non compresa nel bilancio». Il motivo è che la Regione ha nei fondi globali - quelli destinati alle nuove leggi - solo 8 milioni: «E contiamo di utilizzarli col contagocce per motivi precauzionali concordati col Commissario dello Stato» ha aggiunto Bianchi.
A luglio sarà quindi necessaria una nuova manovra di variazione di bilancio. A patto però che la Sanità non chieda risorse per coprire il deficit: «In bilancio - spiega Bianchi - ci sono circa 300 milioni, frutto degli aumenti a Irap e Irpef, vincolati all’eventuale copertura del deficit sanitario. Ancora non sappiamo se e quanto servirà. Lo Stato ci ha assicurato che il tavolo ministeriale che dovrà dare i conti darà una risposta a luglio. E poichè noi contiamo di non dover versare più di una decina di milioni, potremo dirottare il gettito di Irap e Irpef su nuove iniziative».
Fino ad allora tutto resterà fermo. Anche per questo motivo l’assessore si è mostrato scettico sulla possibilità di finanziare subito un nuovo fondo da 24 milioni per gli enti della tabella H: «C’è la nostra disponibilità a fare un’istruttoria per capire quali meritano veramente un aiuto. Ma per potere concedere finanziamenti dovremo attendere la variazione di bilancio di luglio». La commissione Bilancio, guidata da Nino Dina, pressa invece per individuare nel bilancio capitoli di spesa direttamente collegati ad alcuni enti, soluzione difficilmente percorribile per carenza di fondi malgrado lo stesso Crocetta non l’abbia bocciata a priori. Dina ha chiesto in alternativa una legge per gli enti.

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