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Spunta il ddl anti-movimenti: "Alle elezioni solo i partiti"

Il Pd giura che non si tratta di una proposta contro l'M5s di Grillo. Ma qualora passasse, si troverebbe a fare una scelta: o cambiare la propria fisionomia, trasformandosi in un partito politico vero e proprio, o rinunciare ad avere una rappresentanza in Parlamento

ROMA. Elezioni e conseguenti rimborsi riservati ai soli partiti politici. È quanto, di fatto, prevede un disegno di legge depositato dal Pd al Senato, a prima firma di Anna Finocchiaro, che introduce la personalità giuridica dei partiti politici. Il testo ricalca una proposta presentata nella scorsa legislatura ma, qualora passasse, costringerebbe il Movimento Cinque stelle a compiere una scelta radicale: o cambiare la propria fisionomia, trasformandosi in un partito politico vero e proprio, o rinunciare ad avere una rappresentanza in Parlamento. Un aut aut che Grillo rifiuta fino alle estreme conseguenze: se veramente la legge andrà in porto, annuncia, il suo movimento non si presenterà alle più, perchè il M5S «non è un partito, non intende diventarlo e non può essere costretto a farlo». I partiti però, attacca l'ex comico, «si prenderanno davanti al Paese la responsabilità di lasciare milioni di cittadini senza alcuna rappresentanza e le conseguenze sociali di quello che comporterà». Il Pd giura che non il disegno di legge non è stato pensato per colpire il movimento di Grillo. Spiega la Finocchiaro: «Si tratta dell'attuazione, ritardata per troppi decenni e sollecitata più volte anche dal Capo dello Stato, di una decisione dei costituenti di particolare rilievo». Insomma, per il pd non è una proposta di chiusura. Ma, anzi, ha l'obiettivo, di «garantire la trasparenza della vita interna dei partiti e la partecipazione».  Ma le precisazioni non hanno impedito che il profilo facebook della Finocchiaro sia stato sommerso dai commenti  negativi. Si va da chi chiede se «queste sarebbero le priorità in una Repubblica allo sfascio» a chi commenta: «Ti piace, anzi ti piacerebbe, vincere facile!». La proposta dei democratici prevede regole stringenti per le forze politiche, come quella di darsi uno statuto, pena, appunto, la mancata partecipazione alle elezioni. «L'acquisizione di personalità giuridica - si legge infatti nel testo - e la pubblicazione dello statuto nella Gazzetta Ufficiale costituiscono condizione per poter partecipare alle competizioni elettorali». Nella stessa introduzione al disegno di legge i firmatari (oltre alla Finocchiaro il capogruppo Luigi Zanda, Nicola Latorre, Felice Casson e Carlo Pegorer) specificano che le norme introdotte «non impediranno a una semplice associazione o movimento di fare politica», ma il mancato acquisto della personalità giuridica precluderà l'accesso al finanziamento pubblico e la partecipazione alle elezioni. Nella proposta vengono previste norme severe sia per gli incarichi di partito (che devono garantire anche la parità di genere) sia per quelli esterni al partito (c'è un tetto ai mandati o il conferimento «a tempo determinato» delle funzioni di vertice). E, poi, l'obbligo di trasparenza sui conti, con tanto di pubblicazione online e di certificazione esterna e controllo da parte della Corte dei Conti e delle Camere.  Un ruolo importante viene dato alle primarie. A chi non fa primarie per cariche di governo (dal premier al sindaco) e per la scelta dei candidati alle assemblee rappresentative, il rimborso elettorale viene decurtato di un quarto. Il 5% del rimborso deve essere obbligatoriamente utilizzato dai partiti per favorire l'accesso dei giovani alla politica: »per sostenere scuole, corsi e altre iniziative che preparino e facilitino l'ingresso delle nuove generazioni nella politica.

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