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Scintille tra Crocetta e la maggioranza, Ardizzone blocca le leggi

Gli uffici del presidente dell'Ars hanno rispedito al governo 8 disegni di legge, fra cui quelli che avviano varie riforme in agricoltura, quello che prevedeva una serie di nuove entrate per i Comuni delle Isole minori e l’altro che riforma il Ciapi

PALERMO. Nel giorno in cui l’Ars dà il via libera alla Finanziaria senza le parti impugnate, si moltiplicano le scintille fra Crocetta e la maggioranza.
Giovanni Ardizzone, dallo scranno più alto del Parlamento, già nei giorni del voto alla manovra si era scontrato con Crocetta. Da allora i rapporti fra presidente dell’Ars e presidente della Regione sono gelidi e ieri è filtrata da Palazzo dei Normanni una notizia che fotografa la situazione: gli uffici di Ardizzone hanno rispedito al governo 8 disegni di legge, fra cui quelli che avviano varie riforme in agricoltura, quello che prevedeva una serie di nuove entrate per i Comuni delle Isole minori e l’altro che riforma il Ciapi. Il motivo è che mancano le relazioni tecniche. Ed è lo stesso motivo che ha causato gli scontri in aula, con Ardizzone che sollecitava Crocetta a non avallare maxi emendamenti dell’ultimora (gran parte dei quali sono stati poi impugnati dal Commissario dello Stato). Nella maggioranza c’è qualche sospetto legato alla scelta dell’Udc di accettare a Siracusa il sostegno del Pdl al proprio candidato sindaco rompendo il patto con il centrosinistra che invece tiene a Messina, Ragusa e Catania.
Il presidente della Regione ieri è stato attaccato in aula anche da Marcello Greco dei Democratici riformisti, ala della maggioranza creata proprio da Crocetta. Palazzo d’Orleans però si è detto tranquillo sulla sua maggioranza anche se non ha risparmiato critiche proprio al Pd, il suo partito. Crocetta ha preso spunto dalle spaccature evidenti a livello nazionale augurandosi che «si torni presto all’unità». E ha anche ironizzato: «Dovrebbero finirla di litigare, per il bene del partito e dell’Italia. E fra poco diranno anche di voler andare a letto con Berlusconi. A questo punto che altro gli rimane? Almeno così cade anche l’ultimo tabù». Ma anche sul Pd siciliano il presidente della Regione non ha esitato a togliersi qualche sassolino dalla scarpa all'indomani dell’approvazione della Finanziaria: «Dovrebbero dare più valore all’esperienza di governo in Sicilia. Dibattano al loro interno ma lascino in pace il governo. Non accetto che vogliano a tutti i costi dettare l’agenda alla giunta. Siamo nell’era dell’elezione diretta e il presidente deve rendere conto agli elettori. Il fatto che il Pd si ostini a voler dettare l’agenda è segnale di un certo integralismo culturale».
In ambienti Pd la battuta di Crocetta viene letta come un messaggio ad Antonello Cracolici, che in settimana aveva chiesto al proprio partito di influenzare maggiormente l’agenda di governo. E intanto a Palermo, il responsabile organizzativo Antonio Rubino (area Cracolici), ha avviato la «fase di ricostruzione» (precongressuale) convocando le assemblee dei circoli Pd in città e in provincia: «Riattiviamo un dibattito che per troppo tempo è mancato».
Non a caso Giuseppe Lupo, segretario del Pd, si mostra dialogante col presidente: «Il Pd sostiene e continuerà a sostenere Crocetta per far superare alla Sicilia la crisi economica». E anche il capogruppo all’Ars, Baldo Gucciardi, ritiene che «Crocetta ha ragione, nessuno può imporre la linea. L’agenda del governo la indica il presidente e deve essere istituzionalmente condivisa». Gucciardi ricorda anche che «in questi mesi il Pd ha dimostrato lealtà e capacità di proporre iniziative legislative che si sono rivelate utili a sostenere le riforme del governo e in certi casi anche ad anticiparle».
Intanto il Megafono, il movimento creato da Crocetta, con il capogruppo Giovanni Di Giacinto attacca il Commissario dello Stato per la corposa impugnativa della Finanziaria: «Un interventismo politico che merita di essere sanzionato dal Parlamento regionale, che appare commissariata». Ma Crocetta ha anticipato che non attiverà lo scontro davanti alla Consulta su queste norme.
E su questo tema attacca pure l’opposizione. Per Vincenzo Figuccia dell’Mpa «sulla Finanziaria il governo è inciampato su se stesso. La bocciatura del Commissario dello Stato certifica l’improvvisazione della giunta».

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